La So.Crem, Società di Cremazione “Paolo Gorini”, ricorda quest’anno il centoquarantesimo della scomparsa «di colui che entrò nella memoria popolare di Lodi come l’uomo dai portentosi segreti che nel laboratorio di San Nicolino [che si trovava nelle vicinanze dell’ospedale Maggiore] conduceva i suoi misteriosi esperimenti».
Ecco quanto scrive lo storico Angelo Stroppa.
«Dal cortile [dell’ospedale Maggiore di Lodi] il vecchio [Gorini] accompagnò il [visitatore] verso un pertugio - si racconta in una singolare descrizione forse fantasiosa (ma quasi certamente basata sopra un fondamento di verità) - e di qui cominciò a scendere giù per una scala buia facendosi lume con una candela, fino a calare in una specie di cripta sorretta da enormi travature nelle quali si udiva lo scricchiolio dei topi, e poi scese ancor più a fondo per una segreta scaletta di pietra, penetrando in un angiporto che prendeva luce dalla volta, come attraverso un pozzo. Qui [si] vide aprire un uscio al tocco di una cordicella e un essere d’aspetto umano, silenzioso, avvolto in un lenzuolo, con la faccia color dattero, con gli occhi fissi girò su sé stesso attorno al cardine della porta, restando assolutamente rigido in un silenzio perfetto. Uno strano odore di muffa, naftalina, canfora, petrolio e acido fenico invadeva quell’antro. [L’ospite di Gorini] sudat[o] di terrore, si accorse che nella penombra, piano piano, apparivano altre figure simili alla prima; quali addossate alla parete; quali distese sopra tavole di granito. E poi notò che una terza le stava alle spalle, ritta in piedi a braccia aperte sopra un trespolo; e un’altra ancora come inginocchiata sul pavimento della grotta. Erano gambe, costole, mascelle, braccia tenute insieme con aste di ferro e magari su tamburelli girevoli. Il vecchio in mezzo a quella silenziosa e spettrale popolazione si sentiva in casa propria (…). Ma in quell’assemblea di defunti mummificati si notava pure qualche traccia di utensile domestico: ad esempio un pentolino di rame (…) e un lettuccio dove lo strano chirurgo imbalsamatore molto spesso si adagiava per trascorrervi la notte e ricominciare avanti l’alba il proprio lavoro».
Lo scienziato Paolo Gorini Gorini (Pavia, 1813 - Lodi 1881) veniva considerato, da molti lodigiani, «una specie di mago che si celava in un luogo appartato, il suo laboratorio, a praticare stregonerie ed a far bollire misteriose pignatte».
La sua figura allampanata, con uno sdrucito palamidone, dalle tasche rigonfie di libri, mele e castagnacci; la gran barba bianca, il suo incedere solitario, con una continua punta di mestizia in volto, contribuivano ad accrescergli intorno un sentimento che aveva della paura, del sospetto e della reverenza insieme. Per modo che «a lui, passante per la via, si lasciava la strada quanto era larga: ma appena voltate le spalle si faceva da alcuni il crocione».
Fra i suoi tanti lavori Paolo Gorini perfezionò il progetto del Forno crematorio (chiamato “lodigiano” in onore della città adottiva) che venne realizzato nel 1877 a Lodi (nel cimitero della frazione Riolo), successivamente nel cimitero di Milano e poi in quello di Londra.
Seguendo un’idea di Pasqualino Borella e in occasione della storica ricorrenza, la Società di Cremazione in collaborazione con la Ceramica Artistica Lodigiana “Vecchia Lodi”, ha ritenuto importante riprodurre in una serie limitata di copie in ceramica, riprendendo un bozzetto che Felice Vanelli aveva preparato per la prestigiosa serie dei “Lodigiani Illustri” già prodotti: Ada Negri, santa Francesca Cabrini, Eugenio Castellotti ed oggi, appunto, Paolo Gorini ricavato proprio da un’inedita opera che il maestro lodigiano Felice Vanelli aveva realizzato prima della sua dipartita risalente al 2016.
La prova d’artista del ritratto di Paolo Gorini, realizzata dai ceramisti lodigiani Angelo Pisati e Giovanni Minetti, è stata donata alla So.Crem di Lodi rappresentata, per l’occasione, dal presidente Pietro Steffenoni e dal tesoriere Angelo Stroppa che hanno apprezzato il pregevole “gesto di vicinanza a nome dell’Associazione lodigiana di cremazione”.
Si potrà acquistare copia dell’artistico manufatto, solo a seguito di prenotazione, alla Bottega ceramica “Vecchia Lodi” di Lodi, in via San Fereolo.
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