La Polizia di Stato, con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare presso una comunità a carico di una ragazza di 17 anni, ha concluso le indagini avviate a seguito della rapina avvenuta a Varese la notte del 31 gennaio ai danni di un varesino di 46 anni.
Quella notte l’uomo stava bevendo in un bar del rione di Biumo Inferiore quando, adescato da una giovane ragazza, veniva invogliato ad uscire dal locale incamminandosi con lei probabilmente convinto di aver fatto colpo. Raggiunta la vicina piazza XXVI maggio veniva aggredito da un gruppo di nord africani e rapinato delle sue cose. Quella stessa notte l’uomo veniva immediatamente soccorso da una Volante della Polizia che contestualmente rintracciava uno dei responsabili che veniva denunciato in stato di libertà.
La Squadra Mobile, immediatamente attivata per l’approfondimento investigativo, già la mattina riusciva a individuare i suoi complici e ad arrestarli in stato di fermo grazie a un episodio che, seppur apparentemente non collegato alla rapina, alla fine svelava la notte brava vissuta dal gruppo che non soddisfatti avevano continuato a commettere reati.
Gli agenti, infatti, alla ricerca del branco intercettavano in pieno centro cittadino due nord africani e una ragazza italiana di 17 anni mentre si trovavano a bordo di un’autovettura già oggetto di ricerche in quanto il proprietario ne aveva segnalato il furto alle prime luci dell’alba.
Scattava la perquisizione delle persone fermate nel corso della quale nelle loro tasche venivano trovate le cose sottratte nel corso della rapina al malcapitato rendendo indispensabile, a quel punto, ricostruire tutta la notte trascorsa dai tre a partire dai momenti precedenti all’aggressione fino al perché circolassero a bordo di un’auto rubata.
Sono accertate una serie di condotte criminali non occasionali ma ben strutturate e consolidate secondo un modus operandi del gruppo di nord africani predisposto con la complicità della ragazza minorenne.
I due magrebini J.T. di 34 anni e M.A.B.A. di 32 anni, entrambi tunisini irregolari sul territorio nazionale e con numerosi precedenti a loro carico, venivano arrestati in stato di fermo e messi a disposizione della Procura della Repubblica di Varese che assumeva la direzione delle indagini, mentre la minore veniva deferita in stato di libertà alla Procura competente per i minorenni.
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