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ARRESTI PER CORRUZIONE E TRUFFA

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Lunedì 11 Novembre 2019

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Un centinaio di finanzieri del Comando Provinciale di Varese, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali, emessa dal G.I.P presso il locale Tribunale, nei confronti di tre soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di corruzione, truffa aggravata, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, peculato, abuso d’ufficio, riciclaggio, emissione e utilizzo di false fatture. Sono inoltre in corso 44 perquisizioni in Lombardia, Veneto e Piemonte.

Le misure restrittive in carcere riguardano un funzionario di un Comune della provincia di Varese ed un agente di commercio varesino di un’impresa coinvolta, mentre, la legale rappresentante di un’azienda di Varese, risulta ai domiciliari.

Le indagini di polizia giudiziaria, condotte dalla Compagnia di Gaggiolo e coordinate dalla Procura della Repubblica di Varese - avviate a gennaio del 2019 - hanno messo in evidenza un articolato sistema corruttivo, attuato tra un pubblico funzionario ed alcuni imprenditori ai danni del Comune.

In particolare veniva accertato che il dipendente pubblico, in cambio di denaro o altre utilità (buoni per l’acquisto di viaggi all’estero, abbigliamento, prodotti hi-tech, attrezzatura per praticare l’equitazione ed una cuccia per il cane) per un totale di circa 110.000 euro, manipolava, sistematicamente, le gare e le procedure di appalto, assegnando, illecitamente, l’esecuzione dei lavori di manutenzione di opere pubbliche, truffando l’Ente locale.

Basti pensare, ad esempio, che, in una arco temporale di circa 18 mesi, sono emerse forniture per oltre 700 tonnellate di catrame per il rappezzo del manto stradale, pagate con denaro publico all’azienda fornitrice ma in realtà mai consegnate, cagionando al Comune un danno economico stimato pari a circa 160 mila euro.

Nel dettaglio il funzionario infedele, per non destare sospetti, era solito incontrare gli imprenditori conniventi all’interno degli spogliatoi in uso agli operai del Comune. In questi locali, al di fuori da sguardi indiscreti, veniva documentato il passaggio del denaro e dei beni richiesti, a fronte dell’illecita assegnazione dei lavori pubblici. In tale circostanza, venivano inoltre concordate le modalità relative alla predisposizione dei falsi documenti amministrativi e fiscali necessari sia per truffare il Comune che per riciclare il denaro delle mazzette, denaro che veniva accantonato mediante fittizzi pagamenti di forniture di beni mai realizzate.

Gli accertamenti consentivano di scoprire che, per far fronte all’illecito modus operandi, venivano utilizzate ad hoc 9 società “cartiere”, in quanto prive di una reale struttura aziendale ed imprenditoriale, società riconducibili a prestanomi ed utilizzate al solo fine di emettere false fatture.

Per tale ragione, contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari, sono in corso decine di altre perquisizioni anche presso le sedi delle medesime imprese coinvolte che risultano aver emesso centinaia di migliaia di euro di fatture per operazioni inesistenti.

Con riferimento, invece, alla legale rappresentante di un’azienda appaltatrice, la quale come detto è agli arresti domiciliari, veniva riscontrato che alcuni suoi dipendenti, invece di essere impiegati per l’esecuzione di lavori pubblici di ristrutturazione, svolgevano mansioni alle dipendenze del funzionario comunale per la gestione e manutenzione della sua tenuta agricola.

Complessivamente risultano indagate, a vario titolo, 26 persone.

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