La Lombardia è la “regina d’Italia” del Carnaroli, con 7 chicchi su 10 raccolti a livello nazionale di questa pregiata varietà di riso.
Una produzione che potrà essere valorizzata anche grazie alla nuova etichettatura in arrivo sulle confezioni che prevede l’indicazione “classico” solo nel caso in cui sia presente una delle varietà nazionali tradizionali in purezza (Carnaroli, Arborio, Roma o Baldo, Ribe, Vialone Nano e S. Andrea) e a condizione che sia garantita la tracciabilità varietale.
Queste tipologie di riso vengono infatti commercializzate in Italia miscelate anche ad altre appartenenti alla stessa classe merceologica, basata sulla lunghezza e larghezza, per ragioni di mercato industriale e risultava quindi fino ad ora non facile poter ottenere una confezione in purezza con solo riso Carnaroli, Arborio, Roma o Baldo, Ribe, Vialone Nano o S. Andrea.
La riforma entrerà in vigore fra meno di un mese, il prossimo 7 dicembre 2017 e aggiorna una normativa che risale al 1958 e i consumatori – sottolinea la Coldiretti - avranno finalmente l'opportunità di scegliere la qualità e la tipicità delle varietà più tradizionali in purezza a sostegno delle coltivazioni nazionali messe sotto assedio dalle importazioni incontrollate.
Le superfici coltivate a riso in Lombardia sono in calo di circa mille ettari rispetto allo scorso anno, attestandosi a quota 100mila e rappresentando più del 40% di tutte le risaie italiane.
A livello provinciale spicca Pavia, primo territorio risicolo d’Europa con quasi 84mila ettari seminati nel 2016, seguita dalla provincia di Milano (oltre 14mila ettari), Lodi (2.200) e Mantova (1.180).
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