Chiesta dal Governo italiano alla Commissione europea l'applicazione urgente della clausola di salvaguardia per il ripristino dei dazi sulle importazioni di riso lavorato dalla Cambogia, assieme all'autorizzazione a sperimentare in Italia l'introduzione dell'obbligo di indicazione dell'origine in etichetta per il riso, con misure straordinarie di sostegno al reddito dei risicoltori e di rilancio di una coltura strategica per l'Unione.
A rischio, infatti, è l'esistenza di decine di imprese italiane e lombarde in particolari.
L’Italia è il primo produttore europeo di riso su un territorio di 237mila ettari coltivato da 4263 aziende, per una produzione di 1,58 miliardi di chili, con un ruolo ambientale insostituibile e opportunità occupazionali, ma la situazione sta precipitando e a rischio c’è il lavoro di oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati nell’intera filiera.
A livello lombardo si coltivano oltre centomila ettari a riso e la “culla del chicco” si conferma Pavia, prima provincia risicola d’Europa con oltre 84 mila ettari. Subito dopo vengono Milano con quasi 14 mila ettari e Lodi con più di duemila ettari, mentre Mantova ne conta circa 1.200.
Le aziende che producono riso in Lombardia sono quasi duemila e Pavia si conferma in testa alla classifica: tra la Lomellina e il Pavese si concentrano 1515 aziende risicole. Al secondo posto si piazza la provincia di Milano (300 aziende), seguita da Lodi (69) e Mantova (67).
La produzione nazionale sarebbe piu’ che sufficiente per coprire i consumi interni ma si preferisce speculare sulle importazioni low cost ad alto rischio che affossano le quotazioni del Made in Italy perché è possibile spacciare il riso straniero per italiano a causa della mancanza di un adeguato sistema di etichettatura.
Era ricoverato a San Giovanni Rotondo, in Puglia, per...
E' accaduto nel Cremonese; le forze dell’ordine stanno...
Un uomo di 57 anni di Vescovato ha improvvisamente perso...