Dopo i casi di peste suina africana riscontrati in alcune carcasse di cinghiali in Liguria e Piemonte, è massima allerta anche in Lombardia per il patrimonio suinicolo locale, uno dei settori più rilevanti anche per l’agricoltura lodigiana.
Qui insistono, infatti, allevamenti per quasi quattrocento mila capi a conferma di una tradizione produttiva che si prolunga nel tempo e che costituisce una importante fonte di reddito per il sistema agricolo locale.
Il Ministero della Salute ha già adottato i provvedimenti necessari per cercare di contenere il fenomeno, istituendo nelle due regioni già interessate dalla malattia, riscontrata per ora solo negli animali selvatici, delle zone di controllo sanitario.
In via cautelativa anche la Regione Lombardia ha adottato la misura del divieto di caccia itinerante al cinghiale nella provincia di Pavia, confinante con i territori dove è stata segnalata la presenza della peste suina africana.
“Ricordato che la malattia non si trasmette all’uomo e quindi non crea sotto questo aspetto alcun problema di tipo sanitario – ricorda Luciano Nieto, commissario di Confagricoltura Milano, Lodi, Monza Brianza -, incide invece in maniera determinante sugli allevamenti eventualmente colpiti dal virus”.
Gli animali, infatti, vengono avviati direttamente alla distruzione, con pesanti conseguenze economiche per le aziende agricole che si trovano a dover affrontare il fenomeno.
Non solo; la presenza di possibili infezioni rischia di provocare squilibri di mercato nei confronti dei nostri produttori, in particolare nel momento in cui altri Paesi dovessero adottare provvedimenti di divieto di importazione dall’Italia di carne suina e prodotti derivati.
“E’ per questo che Confagricoltura ha già chiesto al Ministero, a livello nazionale, di adottare le misure necessarie per salvaguardare gli allevamenti nostrani - annuncia il commissario Nieto – nell’intento di contenere gli eventuali danni che potrebbero derivare dall’estendersi della malattia”.
“Occorre anche che il controllo della fauna selvatica ritorni al centro dell’attenzione delle autorità nazionali con il Ministero delle Risorse Agricole e Forestali a fare da guida” rileva il commissario, ricordando che sono già diversi i casi simili registrati nel nostro Paese, a partire dalla influenza aviaria nel pollame che ci arriva dalle anatre selvatiche.
Anche nel Lodigiano l’allerta è massima per continuare a garantire ai consumatori prodotti salubri e di alta qualità, con gli uffici di Confagricoltura già impegnati a tenere sotto osservazione il fenomeno.
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