Il segreto per rendere più rapido il passaggio dal mondo della scuola al mondo del lavoro ? Valorizzare le competenze trasversali.
Comunicazione efficace, problem solving, pensiero creativo, pensiero critico, flessibilità: solo alcune di quelle che gli inglesi chiamano soft skills e che ultimamente vengono richieste in curriculum e nei colloqui più di quanto non si faccia con i titoli di studio.
Succede in particolare nelle professioni pratiche, dove l’esperienza si impara spesso in azienda e ad essere preferiti sono i ragazzi che sanno dimostrare di possedere anche queste capacità.
Una consapevolezza che spiega perché le soft skills siano state messe al centro di un percorso di formazione nel Lodigiano rivolto ai docenti dei sei istituti partner del progetto TiLab, sostenuto da Regione Lombardia e Fondazione Cariplo.
I professori di CFP e IIS lodigiani aderenti all’iniziativa hanno iniziato lunedì scorso il percorso di formazione. Il primo intervento è stato quello di Elena Ramella del CROSS, il Centro di Ricerca sull'Orientamento e lo Sviluppo Socio-professionale dell'Università Cattolica di Milano.
“Le soft skills sono quelle che ognuno di noi ha e che indicano il modo in cui facciamo qualcosa - spiega la docente -. Nel mondo del lavoro una volta si cercavano le hard skills, le competenze tecniche, ma ultimamente vengono selezionate sempre di più persone che siano competenti anche nel modo in cui fare le cose. La creatività, ad esempio, è tra le dieci competenze più ricercate, perché ci permette di trovare soluzioni diverse. È quella lampadina che si accende per trovare un’idea nuova davanti a una difficoltà che incontriamo”.
Secondo la Ramella, le competenze trasversali sono l’arma per creare un ponte tra scuola e mondo del lavoro: “Le competenze trasversali - afferma - fanno da collegamento e permettono ai ragazzi di entrare nel mondo del lavoro con le abilità che hanno sviluppato durante le loro attività pratiche”.
Anche perché le soft skills non si possono insegnare semplicemente trasmettendo dei contenuti con una lezione frontale, ma si apprendono facendo qualcosa di concreto. Il suggerimento ai docenti è quindi quello di mettere da parte la didattica frontale e affidarsi a laboratori, lavori di gruppo e nuove formule di interazione.
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