Militari del Nucleo Speciale Polizia Valutaria, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, hanno eseguito un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, con il quale è stata disposta, nei confronti dell’imprenditore P. A., cl. ‘70, l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca del patrimonio a questi riconducibile.
In capo al soggetto, peraltro sottoposto alla misura di prevenzione personale della Sorveglianza Speciale di P.S. con obbligo di soggiorno, è stata riconosciuta la pericolosità sociale, qualificata dalla contiguità alle cosche di ‘ndrangheta degli “I.” di Melito Porto Salvo (RC) e dei “P.” di Gioia Tauro (RC) e dal ruolo di imprenditore ad essa “colluso”.
Nel dettaglio, il provvedimento eseguito si fonda sulle risultanze delle attività investigative poste in essere dalla Guardia di Finanza, dalle quali è emerso che l’imprenditore era, da tempo, in affari con la ‘ndrangheta, avendo avviato e accresciuto le proprie attività grazie alla contiguità funzionale e agli appoggi delle predette cosche, egemoni nelle rispettive aree.
Tale stretto rapporto, consolidato da anni, ha sostenuto l’ascesa dell’imprenditore e, nel contempo, ha favorito gli interessi dei sodalizi mafiosi, rafforzandone le capacità operative e di controllo del territorio.
Le investigazioni hanno preso spunto dalle risultanze dell’operazione di polizia “ADA”, conclusasi con l’esecuzione, nel corso del 2013, di provvedimenti cautelari e personali nei confronti di numerosi affiliati alla cosca I. per il reato, tra gli altri, di associazione di tipo mafioso.
L’attività condotta dalla Guardia di Finanza, corroborata dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, ha altresì consentito di appurare come il soggetto colpito dal provvedimento non solo conoscesse da tempo i vertici della cosca “P.” ma li frequentasse e si rapportasse con loro; ciò attraverso un rapporto duraturo e sinallagmatico tale da produrre mutua collaborazione e reciproci vantaggi, aventi ad oggetto i comuni interessi da realizzarsi sia sul territorio calabrese che in diverse parti del territorio nazionale (Emilia Romagna, Lazio e Lombardia).
In relazione agli esiti degli accertamenti effettuati, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale D.D.A., con due diversi provvedimenti risalenti al 2018 ed al 2019 aveva disposto la misura cautelare del sequestro sul patrimonio illecitamente accumulato dall’imprenditore.
Al riguardo, le indagini a carattere economico/patrimoniale delegate dalla D.D.A. hanno consentito di delineare il profilo di pericolosità sociale qualificata del proposto ed accertare la sproporzione esistente tra il profilo reddituale e quello patrimoniale dell’imprenditore e del suo nucleo familiare, che nella gestione dei propri affari si sono avvalsi anche di prestanome.
In questa vicenda è stata determinante la ricostruzione dei flussi finanziari, agevolata dal supporto informativo contenuto in alcune segnalazioni di operazioni sospette pervenute al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria per fini di prevenzione antiriciclaggio.
Lo sviluppo analitico di tali preziose informazioni ha costituito, come sovente accade in indagini analoghe, un imprescindibile strumento di supporto utile ad orientare le investigazioni ed aggredire i patrimoni di provenienza illecita.
Alla luce di tali risultanze, su richiesta della stessa Direzione Distrettuale Antimafia, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto, con l’odierno provvedimento, la confisca di prevenzione del patrimonio riconducibile all’imprenditore reggino, costituito dal compendio aziendale di diverse imprese, quote societarie, immobili, autoveicoli e rapporti finanziari, stimato in circa 8 milioni di euro e dislocato su tutto il territorio nazionale.
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