"Dopo oltre 10 anni dal disegno di legge delega, frutto del lavoro della Commissione Rodotà e dopo oltre 7 anni dal referendum del 2011, meglio conosciuto come “referendum per l’acqua pubblica”, la situazione che viviamo è quella di un Paese che continua ad essere sempre di più esposto al rischio che il neoliberismo, con i suoi strumenti di privatizzazione selvaggia di ogni bene e servizio pubblico, affondi il colpo finale privatizzando beni collettivi essenziali".
Lo scrive Emanuele Maffi a nome del "Comitato lodigiano per la difesa dei beni pubblici e comuni".
"Il comitato Rodotà - prosegue - vuole riportare la discussione sui beni comuni in parlamento. Attraverso un’ambiziosa raccolta firme, si propone la riforma del codice civile di modo da introdurre i beni comuni come categoria giuridica al fianco di proprietà privata e pubblica. Questo toglierebbe il diritto al governo in carica di essere proprietario completo del patrimonio pubblico, e quindi di venderne le parti per finanziare la propria legislatura o peggio, le proprie tasche. I beni comuni italiani, dai palazzi storici alle strade, dall’aria ed il suolo arabile fino ai ghiacciai ed i mari, dovranno essere amministrati nell’interesse delle generazioni future, sostituendo alla logica del profitto quella della cura.
In questo contesto si inquadra l’iniziativa promossa dai componenti della Commissione Rodotà e portata avanti, a livello nazionale, da un Comitato popolare per la difesa dei beni pubblici e comuni. L’iniziativa si prefigge, in prima battuta, alcuni importanti obiettivi:
1) Riportare al centro del dibattito nazionale l’intera questione dei “Beni Comuni”, della loro disponibilità e del loro utilizzo, riprendendo il testo originale del disegno di legge Rodotà e trasformandolo in un’iniziativa di legge popolare
2) Raccogliere perlomeno un milione di firme, entro il 30/7/2019, e non solo le 50.000 necessarie per legge, perché il messaggio popolare sia coraggioso e forte aprendo una nuova stagione in cui al centro non vi siano solo numeri e contabilità, ma la persona, l’ambiente, il lavoro, in una sola parola l’attuazione del disegno costituzionale, di tutto ciò che sta nei suoi valori fondamentali e nell’indispensabile esigenza ecologista.
Il successo di questa iniziativa non sarà decretato solamente dagli esperti e dagli attivisti dei “beni comuni”, ma anche dalla capacità di coinvolgere di ogni cittadino e cittadina, in Italia e non solo, nella costruzione di un ponte solido e duraturo verso un domani che rischia di non esistere più travolto da logiche cieche di privatizzazione e profitto.
A tale scopo anche a Lodi, e nel Lodigiano, si è costituito un “Comitato Popolare per la difesa dei beni pubblici e comuni” che ha già organizzato alcune momenti di raccolta firme a sostegno della Legge di iniziativa popolare e altre iniziative pubbliche terrà nei prossimi mesi".
"Nel frattempo in tutti i Comuni del Lodigiano - conclude Maffi - sono stati depositati i moduli per la raccolta firme a sostegno dell’iniziativa. Invitiamo i media locali a darne notizia e i Cittadini Lodigiani a recarsi presso le sedi dei Comuni e firmare come è loro diritto segnalando a questo indirizzo mail comitatorodotà-lodi@gmail.com eventuali difficoltà. Il testo della proposta di Legge può essere reperito a questo indirizzo: https://benipubbliciecomuni.it/index.php".
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