A un marocchino di 35 anni residente a Jerago con Orago è stata notificata dal Commissariato di Busto Arsizio l’ordinanza con la quale il GIP dispone il divieto di avvicinarsi alla moglie italiana che da anni maltrattava e sottoponeva a violenze fisiche e morali.
La vicenda è venuta alla luce quando la donna, sfuggita alla “morsa” in cui la costringeva il marito, si è rifugiata in casa di parenti in un comune del Lazio portando con sé i due figli in tenera età. Una volta frapposti tutti quei chilometri tra lei e il marito, la donna ha trovato la forza di denunciare alla Polizia di Stato del posto le vessazioni che subiva in silenzio da tempo e alle quali dovevano assistere anche i bambini.
In pratica, subito dopo il matrimonio e la nascita dei figli, l’uomo aveva iniziato a frequentare il centro di preghiera islamico più vicino pretendendo che anche la moglie si convertisse alla religione musulmana e ne seguisse rigidamente i precetti iniziando con l’indossare il velo. Inoltre, essendo lui disoccupato, esercitava un ferreo controllo sulle entrate della moglie riservando gli introiti familiari alle sue esigenze e desideri più futili se non dannosi, come il consumo di alcol e cannabis.
Alle resistenze opposte dalla donna il marocchino replicava con botte, insulti e minacce di morte (“ti sgozzo”), pronunciate anche impugnando un coltello e causando alla vittima lesioni che la donna, non avendo ancora il coraggio di attribuirle al marito violento, spiegava come incidenti domestici.
L’attività di riscontro effettuata dalla Questura di Varese assieme ai commissariati di Busto Arsizio e Gallarate e insieme aai Carabinieri di Albizzate ha portato la Procura della Repubblica di Busto a contestare il reato di maltrattamenti nei confronti di familiari, aggravati dall’essere stati commessi alla presenza dei bambini e a richiedere, ottenendola, la misura cautelare.
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