Avrebbero utilizzato documenti comunitari falsi per ottenere il codice fiscale, necessario ad accedere al mondo del lavoro nel circuito delle agenzie delle badanti.
Si tratta delle 19 donne di origini straniere finite nei guai dopo le indagini svolte dai poliziotti della Squadra Mobile di Udine: l’accusa nei loro confronti è di possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi. Per altre 17 denuncia in stato di libertà per lo stesso reato, mentre sono 52 le perquisizioni eseguite in diverse province italiane.
Gli investigatori avrebbero scoperto un sistema di ingresso illegale nel nostro Paese dopo aver ricevuto alcune segnalazioni dagli uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate di Udine che riferivano di un considerevole accesso di donne, apparentemente di nazionalità georgiana, che si sarebbero presentate però come cittadine comunitarie, esibendo falsi documenti di identità di paesi dell’Unione europea, in particolare Slovacchia, Polonia e Lituania.
In questo modo le donne avrebbero ottenuto un codice fiscale comunitario che avrebbe permesso loro di lavorare come badanti e godere di tutti i benefici giuridici, fiscali e sanitari, aggirando le norme che regolano l’ingresso e la permanenza nel territorio nazionale. Le donne infatti, con questo sistema sarebbero state libere di spostarsi in diverse province dove sarebbe stato più facile trovare lavoro.
Dalle indagini sarebbe emersa l'esistenza di un’organizzazione ben strutturata, capace di fabbricare all’estero e consegnare direttamente nelle mani delle acquirenti i falsi documenti, con un costo di circa 600 euro ciascuno.
Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati 36 documenti comunitari falsi, per la maggior parte slovacchi, e altrettanti codici fiscali o attestazioni di rilascio.
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