Le Fiamme Gialle di Parma, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Parma, hanno concluso una complessa indagine di polizia giudiziaria e tributaria nei confronti di un’articolata organizzazione criminale dedita alla frode fiscale, denunciando 59 persone e sequestrando beni mobili ed immobili per un valore di circa quattro milioni di euro.
I due imprenditori organizzatori del sistema di frode, di origine campana ma residenti all’estero, sono anche destinatari di una ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Allo stato, i due soggetti si sono resi irreperibili e sono in corso le ricerche per il rintraccio.
Il meccanismo illecito ideato prevedeva la creazione o l’acquisizione - avvalendosi anche di professionisti del settore - di numerose società, che erano poi affidate a rappresentanti legali, quasi sempre extracomunitari, risultati meri prestanome. Nelle prime dichiarazioni fiscali presentate, i soggetti economici esponevano falsi crediti IVA, generati da costi (per centinaia di migliaia di euro) in realtà mai sostenuti, non documentati o addirittura supportati da false fatture. I crediti fittizi così creati venivano ceduti - tramite atti notarili - ad altre società o cooperative effettivamente operanti, gestite di fatto dai due medesimi imprenditori, ed attive, in diverse province del nord Italia, nel fornire personale per i settori della meccanica e dell’edilizia.
Le società operative utilizzavano i crediti fittizi acquisiti per compensare reali debiti tributari e previdenziali maturati nel tempo, consentendo così di ridurre i versamenti dovuti nei confronti dell’Erario e di “monetizzare” il profitto dell’illecita condotta. I Finanzieri hanno ricostruito crediti fittizi, esposti in dichiarazione, per un importo complessivo pari a circa 14.000.000 di euro, di cui 4.000.000 già indebitamente utilizzati in compensazione.
Il sistema fraudolento consentiva alle imprese non solo di ottenere un ingiusto risparmio di imposta, ma anche di risultare competitive nel mercato, potendo offrire manodopera a prezzi contenuti, a discapito delle società concorrenti che operano in modo regolare. L’attività investigativa, che ha consentito di delineare compiutamente il contesto di riferimento nonché ruoli e responsabilità di ciascuno degli indagati, è stata sviluppata dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Parma mediante tecniche di investigazione pura (intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti e appostamento ed esame documentale).
Sulla base dell’attività svolta, il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Parma, su richiesta della Procura della Repubblica di Parma, ha emesso apposite ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti dei due imprenditori, considerati i principali artefici del disegno criminoso, le cui ricerche sono tuttora in corso. Gli ulteriori responsabili, ben 57 individui riconducibili a 92 società operanti in varie zone del territorio nazionale, sono stati invece denunziati a piede libero.
La Procura della Repubblica di Parma ha inoltre richiesto e ottenuto dal GIP il sequestro dei beni e delle disponibilità finanziarie degli indagati, da effettuarsi anche “per equivalente”, fino al raggiungimento del valore complessivo di oltre 4 milioni di euro. Nel corso dell’operazione, sono stati sottoposti a sequestro le quote di 5 società operative, gli autoveicoli di lusso intestati ai soggetti coinvolti, due terreni ed un immobile siti nella provincia di Napoli, e quattro fabbricati nella provincia di Parma, nonché somme liquide, depositate sui conti correnti nella disponibilità degli arrestati, per un valore pari ad € 1.500.000 circa. L’operazione, eseguita sul tutto il territorio nazionale, ha coinvolto oltre 100 militari appartenenti al Comando Provinciale di Parma ed agli altri Reparti competenti per territorio. Nel complesso, sono state eseguite 49 perquisizioni presso le sedi delle società coinvolte ovvero le residenze dei soggetti implicati.
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