Avere un figlio o una figlia disabili può essere difficile, ma anche essere fratello o sorella di ragazzi fragili non è così semplice. Perché si rischia di sentirsi troppo responsabili per il benessere del proprio caro o all’opposto di non preoccuparsene affatto, di non parlarne, di fingere che non esista.
Atteggiamenti antitetici ma comunque non corretti, su cui ha cercato di intervenire il progetto “Uno sguardo alla famiglia: genitori e siblings”, promosso dalla Fondazione Stefano e Angela Danelli, grazie al sostegno arrivato dalla Fondazione Comunitaria di Lodi.
Il progetto, finanziato con 5.900 euro, cui si sono aggiunti circa 3mila euro di donazioni, si è strutturato nell’organizzazione di un percorso di formazione e riflessione per fratelli e sorelle di ragazzi con disabilità e per i loro genitori.
“La qualità di vita è stata da subito al centro del progetto – spiega Sara Pagani, l’educatrice che l’ha ideato - . Lo abbiamo pensato a partire dalle testimonianze dei genitori, che chiedono aiuti anche al di là della terapia. Hanno bisogno di qualcuno che li guidi per ripristinare l’equilibrio della famiglia, mettendo al centro la situazione dei figli senza disabilità, perché quando loro stanno bene, tutto il nucleo sta meglio”.
Sono stati creati tre gruppi di lavoro per fratellini, per fratelli nell’età dell’adolescenza e per genitori, che hanno lavorato in parallelo con percorsi adatti alle loro caratteristiche.
“In tutto sono state coinvolte 40 persone, che hanno partecipato con entusiasmo – insiste l’educatrice - . Il progetto si è concluso con un webinar con 40 iscritti tra famiglie, esperti, scuole, cooperative sociali e siamo soddisfatti perché è stato il primo di questo genere su base provinciale”.
Mettere al centro i fratelli delle persone fragili è stato innovativo e importante, come sottolinea la psicoterapeuta Barbara Zanetti, che ha condotto i gruppi insieme alla collega Rachele Freddolini.
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