Hanno colpito gli oleodotti di Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, rubando idrocarburi in maniera specializzata.

Si tratta della banda di malviventi sgominata dai carabinieri del comando provinciale di Pavia al termine di lunghe indagini avviate dopo i colpi all'oleodotto che collega la raffineria di Sannazzaro de' Burgondi a varie zone del nord Italia.

In manette sono finiti italiani e lettoni accusati a vario titolo di furto aggravato ai danni delle società Eni, Sarpom e Sigemi.

La tecnica era rodata; venivano realizzate vere e proprie derivazioni dall'oleodotto verso capannoni isolati all'interno dei quali il carburante sottratto veniva raccolto in apposite strutture; il carburante veniva poi trasportato altrove e ceduto a prezzi concorrenziali.

La banda era composta di ex militari del Patto di Varsavia, da tecnici di società petrolifere dell'Europa dell'Est e da italiani specializzati in logistica e trasporti.

I colpi sono avvenuti nelle province di Pavia, Piacenza, Lodi, Milano, Novara e Alessandria per un danno complessivo che si aggira su centinaia di migliaia di euro.

L’operazione si è avviata alla fase conclusiva con l’arresto, da parte del comando provinciale dei carabinieri di Pavia, di cinque componenti dell’organizzazione tra cui i due capi, un italiano e un lettone, quest’ultimo vera e propria mente del gruppo.

Vanno ad aggiungersi agli altri  due gia’ arrestati le scorse settimane, ad undici misure cautelari di cui dieci in carcere e una agli arresti domiciliari, oltre alla denuncia in stato di liberta’ di altri cinque soggetti comunque coinvolti nel sodalizio.

Sono state inoltre scoperte tre ville a Fortunago nel pavese, a Casalpusterlengo nel lodigiano e a Trezzano sul Naviglio nel milanese, dove l’organizzzazione si era insediata e aveva costitutito dei veri e propri rifugi e “cabine di regia”, dotate di sistemi di videosorveglianza, nel tentativo di eludere qualunque “avvicinamento” messo in atto dalle forze dell’ordine.