Mentre oggi si fa un gran parlare dell'omicidio avvenuto nel ferrarese, il 17 gennaio del 1990 anche la città di Lodi visse la stessa tragica esperienza, in quella che venne denominata la 'strage della villetta'.
La ricordiamo in questo articolo scritto in quel periodo per il quotidiano La Repubblica da Luca Fazzo.
"Ha pianto solo per un attimo, quando l' auto dei carabinieri che erano andati a prenderlo all' oratorio lo ha lasciato in via Sicilia, all' ingresso della villetta della strage. E' sceso, con un maresciallo che lo teneva per un braccio, ha percorso con le lacrime agli occhi il sentiero che porta all' ingresso. Poi Mauro Zanoni, 17 anni, ha cercato di uscire dall' orrore di una accusa per duplice omicidio rifugiandosi in un suo mondo fatto di bugie complicate e contraddittorie, di spiegazioni incredibili, di silenzi improvvisi.
Per ore Vincenzo Peruzziello, procuratore del tribunale per minori, ha cercato di scavare dentro questo ragazzino smilzo e mansueto: al magistrato che cercava di capire Mauro ha risposto tranquillo, a volte svagato; quando le contestazioni diventavano stringenti ha chinato la testa ed ha serrato le labbra. E al giudice non è rimasto che andarsene lasciando addosso a Mauro Zanoni un' accusa che pesa come un macigno: duplice omicidio nei confronti del padre e della madre, Ennio e Elda Zanoni, assassinati a colpi di fucile nel primo pomeriggio di mercoledì 17 gennaio.
La risposta sul come è avvenuta la strage l'ha data l' autopsia. Al medico legale, Franco Massari, si sono presentati inequivocabili i segni di due colpi di fucile esplosi a bruciapelo, quasi appoggiando la canna tra il collo e la testa delle vittime. Una esecuzione compiuta con ferocia e a sangue freddo: marito e moglie sono morti all' istante, straziati dalla rosa dei pallini. Poi l' ssassino ha rimesso a posto il fucile da caccia, in un armadio nella camera da letto di Ennio Zanoni, al primo piano della villetta di via Sicilia. Quell'assassino - ormai i carabinieri stanno lasciando cadere le cautele delle prime ore - era Mauro, diciassette anni, il figlio più piccolo della coppia.
Ma senza spiegazione rimane ancora quanto è accaduto prima dei due colpi di fucile. Non si capisce cosa ha portato uno studente un po' pigro e senza grilli a tramutarsi in assassino, e senza logica è anche quel che è accaduto dopo.
Per venticinque giorni Mauro ha potuto vivere con due cadaveri in garage, raccontare le sue bugie inverosimili senza che nessuno si preoccupasse troppo della strana scomparsa di un uomo e di una donna. Gente chiusa, parsimoniosa, vent' anni senza un viaggio, che all' improvviso senza dire nulla a nessuno parte per la Thailandia, come Mauro ripeteva. Ci ha creduto per venti giorni - o dice di crederci - persino Claudio, il figlio più grande della coppia, che pure qualcosa avrebbe dovuto saperne: tant' è vero che, per due volte, ieri il giovanotto è tornato ad essere torchiato dai carabinieri che stanno cercando il complice del giovane sospettato.
Perchè è difficile credere che Mauro possa avere fatto tutto da solo: forse al momento del delitto, ma non nelle ore e nei giorni successivi, quando avrebbe cercato invano di fare sparire i corpi. Ennio Zanoni viene ucciso il 17 gennaio tra le 13,30 e le 14,45: tra l' ora in cui esce dal lavoro, dalla banca di piazza Mercato, per andare a mangiare a casa, e l' ora in cui dovrebbe rientrare in ufficio: i colleghi lo aspettano invano. Indosso ha un giubbotto di pelle chiaro, lo stesso che porta al momento della morte; insieme a lui viene uccisa anche la moglie, che non è mai uscita di casa e porta una tuta da ginnastica. Il delitto, probabilmente, avviene in garage: in casa non c' è una goccia di sangue, nel box invece, nonostante gli sforzi per lavarla, è rimasta una grande chiazza scura. L' assassino cerca di portare via i corpi, quello di Ennio Zanoni viene legato con due cinture per trasportarlo meglio: vengono entrambi caricati nel baule della Ritmo di famiglia.
L' auto verrà ritrovata venerdì sera a poca distanza da casa, sporca di sangue e invasa da un odore nauseabondo. Una vicina di casa vede Mauro uscire con la Ritmo, il ragazzo bofonchia una scusa, la porto dal carrozziere. Ma qualcosa non funziona, i due morti vengono riportati nel box e nascosti a pochi metri uno dall' altro, tra le sedie, le cassette e le damigiane. Da quel momento cominciano i giorni incredibili, una attesa allucinante. Mauro porta a spasso il nipotino, va in pasticceria, fa quattro salti in discoteca e racconta storie incredibili che nessuno si preoccupa di controllare. Venerdì sera, l' epilogo, con un maresciallo e un avvocato di famiglia che aprono il box e trovano i cadaveri. Ora in mano ai carabinieri rimangono la storia di un padre difficile, severo fino all' eccesso, di una madre troppo apprensiva, di un ragazzo svogliato ma senza vizi e con un fondo di dolcezza, capace di vendere la moto nuova per comprarsi un cavallo. Uno zio ora racconta di piccoli segnali che, quando Mauro era piccolo, avevano preoccupato i genitori: improvvisi cambi d' umore, angosce passeggere.
Ma sono ricordi lontani da quei due colpi di fucile che nessuno sembra avere udito".
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