Lombardia, qualità che lascia il segno.
Questo lo slogan scelto dalla nostra regione per presentare le aziende che hanno partecipato alla 51° edizione del Vinitaly, svoltasi a Verona (ha chiuso oggi).
Ospitate come di consueto al Palaexpo, le aziende espositrici lombarde sono state suddivise per doc o zone di produzione. In totale sono 14, ognuna identificata con un colore e uno spazio di riferimento.
Presenti i consorzi di peso, come il Franciacorta, l’Oltrepò Pavese, e i vini della Valtellina, ma anche il Valtenesi, il Lugana (zona gardesana), il Valcalepio bergamasco, i vini mantovani, ma anche i minuscoli Consorzio Botticino doc, consorzio del Moscato di Scanzo e ovviamente anche quello dei vini di San Colombano al Lambro.
Affermare con precisione quante aziende enoiche lombarde siano presenti al Vinitaly non è dato sapere, in quanto alcune non sono presenti al Palaexpo (dove ne sono ospitate circa 200) ma anche in altri punti dell’esposizione, come ad esempio nel padiglione bio. Comunque il numero di aziende lombarde resta considerevole, e il prodotto medio, sia dal punto di vista del gusto che da un punto di vista economico, è veramente importante.
L’aspetto economico non è da tralasciare, e la Lombardia è trainante anche in questo settore. Con 14,2 milioni di ore di lavoro, l’Oltrepò Pavese DOC si piazza al quarto posto nella classifica dei vini italiani che danno più lavoro. E’ quanto emerge dalla analisi sui vini Doc e sul loro impatto occupazionale a livello provinciale diffusa dalla Coldiretti in occasione del Vinitaly.
Complessivamente si stima che in tutta Italia il vino abbia offerto durante il 2016 opportunità di lavoro ad un milione e trecentomila persone tra quanti sono impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (fecce, vinacce e raspi).
Secondo uno studio della Coldiretti la raccolta di un grappolo alimenta opportunità di lavoro in ben 18 settori: 1) agricoltura, 2) industria trasformazione, 3) commercio/ristorazione, 4) vetro per bicchieri e bottiglie, 5) lavorazione del sughero per tappi, 6) trasporti, 7) assicurazioni/credito/finanza, 8) accessori come cavatappi, sciabole e etilometri, 9) vivaismo, 10) imballaggi come etichette e cartoni, 11) ricerca/formazione/divulgazione, 12) enoturismo, 13) cosmetica, 14) benessere/salute con l’enoterapia, 15) editoria, 16) pubblicità, 17) informatica, 18) bioenergie.
Daniele Acconci
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