Nelle prossime settimane entrambe le centrali nel lodigiano si vedranno installate dei nuovi “gruppi” di produzione elettrica da gas fossile, per un aumento complessivo di potenza pari a 800 Megawatt (MWe).
La centrale di Tavazzano passerà dagli attuali 1.490 MWe a 1.990, mentre quella di Bertonico da 800 a 1.100.
Per entrambi l’iter è iniziato nel 2019, ma solo da poco se ne comincia a discutere tra amministrazioni comunali e cittadini. Si deve sapere che la Regione Lombardia, a cui spetta metà della decisione, perché la materia energetica è concorrente tra stato e regioni, si è già spesa favorevolmente (in ottobre per Tavazzano e in novembre per Bertonico).
La Provincia si è fatta viva sulla stampa solo quando si è trattato di monetizzare le compensazioni ambientali: cioè quando si è parlato di soldi, solo in termini di quantità, non per far capire ai cittadini come abbiano intenzione di spenderli.
«E’ la prima volta nella storia che nuove autorizzazioni di centrali passino sotto silenzio – ricorda Andrea Poggio, segretario del circolo Legambiente LodiVerde -. Ricordo che il circolo Legambiente a Lodi è nato quando si temevano centrali a carbone nel 1982 e la lotta vittoriosa contro il carbone si concluse nel 1987!».
Oggi pare che l’unico ostacolo ad una conclusione degli iter amministrativi sia la conclusione della procedura di VIA del Ministero dell’Ambiente e un parere negativo dell’Istituto Superiore di Sanità sulla nuova centrale di Bertonico.
Legambiente chiede che si apra una “pubblica discussione”, come si fa in tutti i paesi centro europei, per rispondere alle seguenti domande: • Perché inquinare ancor più l’aria in pianura Padana con nuove centrali fossili? • Perché non installare esclusivamente impianti elettrici rinnovabili alla luce degli impegni europei che dovrebbero portare la quota di elettricità prodotta da rinnovabili al 70% nel 2030 (39% nel 2020, secondo le stime di Elettricità Futura, associata a Confindustria)?
Queste previsioni vogliono dire che nel 2030 le grandi centrali a gas fossile dovranno produrre meno energia di quanto producano oggi. E oggi ne producono assai poca: la centrale di Tavazzano 1 negli ultimi 3 anni ha funzionato al 36% della potenzialità e quella di Bertonico a meno del 30%.
Dopo il potenziamento entrambe funzioneranno ancor meno, neanche il 10 e 20%, ma con occasionali punte che inquineranno l’aria di pianura.
Sappiamo perché si potenziano comunque: si chiama “capacity market” il meccanismo tariffario che compensa le centrali inquinanti fossili come riserva di potenza pronte ad entrare in funzione se l’energia solare, idraulica o da biogas dovesse improvvisamente calare.
Insomma si fanno pagare anche per stare ferme, pagate dalle nostre bollette elettriche. Mentre vengono lasciate inutilizzate altre centrali rinnovabili che servono alla scopo, come ad esempio le centrali di pompaggio idraulico della Alpi.
E’ insomma una speculazione sul prezzo dell’elettricità a cui chiediamo che Regione Lombardia, Governo e ARERA (Autorità Garante?) mettano fine.
Vorremmo inoltre sollevare lo scandalo delle compensazioni ambientali mai realizzate in queste anni: la Provincia e i comuni interessati, dimostrino di saper spendere bene le somme già concordate, pari a 10 milioni di euro per la sola centrale di Bertonico.
Non sappiamo quanti per quella di Tavazzano.
«I ragazzi di domani, quelli che dovranno pagare i debito del Next Generation Eu, esigono che si costruiscano solo centrali a zero emissioni e tutte rinnovabili, le uniche che dovranno erogare energia indispensabile per la loro vita di adulti - commenta Andrea Sari, presidente del circolo Legambiente LodiVerde -. Abbiamo visto ben pochi germogli delle “grandi foreste di pianura”, nessun mezzo di mobilità sostenibile e ben poco delle piste ciclabili e delle energie rinnovabili che avrebbero dovuto popolare il nostro territorio grazie a quei contributi. Non sapete come spendere i soldi? Ebbene un esempio viene dal Comune di Turano Lodigiano che sta realizzando il primo impianto fotovoltaico (70 kW) per la prima comunità energetica rinnovabile sul territorio del suo comune: scuola, famiglie, attività riunite per distribuire l’elettricità prodotta dalla propria piccola centrale rinnovabile».
E’ solo l’inizio di quel che nelle vallate trentine o in Austria e in Germania fanno centinaia di migliaia di abitanti, comunità, attività professionali e produttive. Legambiente stima che le comunità energetiche in Italia possano raccogliere miliardi di finanziamenti etici e dare occupazione a 19mila occupati fissi nei prossimo 10 anni (coefficienti GSE). Al tema delle comunità energetiche sarà dedicato il prossimo incontro on line tra le associazioni della rete “Umanità lodigiana” il prossimo 23 febbraio.
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