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MAIS, QUOTAZIONI IN CALO

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Mercoledì 06 Ottobre 2021

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La primavera rigida e l’estate siccitosa hanno influito sia sulla quantità sia sulla qualità delle produzioni di mais: siamo lontani dalla positiva campagna 2020.

Le condizioni climatiche degli ultimi mesi hanno infatti causato molti problemi alle colture: la scarsità d’acqua in tutta la regione ha reso il mais più soggetto alle afflatossine.

Molti cerealicoltori quindi, spaventati dalla qualità del mais, hanno deciso di liberarsi in fretta del loro prodotto vendendolo ad un prezzo ribassato.

“Nell’accontentarsi - spiega Fausto Nodari, vicepresidente della sezione Cerealicola di Confagricoltura - gli agricoltori che hanno deciso di vendere hanno fatto un torto ai loro colleghi, con grosse ripercussioni sulle valutazioni al ribasso dei mercati”.

Le quotazioni del mais di importazione sono infatti abbastanza distanti rispetto al valore nazionale.

“In questo momento, inoltre, i produttori dell’est Europa non hanno portato avanti contratti verso i mercati italiani - prosegue- . È una situazione attendista che ci porterà al momento del loro raccolto (circa metà ottobre) a capire effettivamente le quantità reali prodotte dai loro campi e le condizioni micotiche del loro mais”.

“Tutto questo panorama è corollato da una serie di prodotti come grano duro, tenero, orzo e soia che hanno tenuto l’asta alta rispetto alle quotazioni. Queste situazioni non creano però possibilità di prodotti-materasso che possano calmierare il mercato. È tutto fermo, questa è una fase attendista che vuole capire veramente quale sia l’entità del problema per le nostre colture”.

Infine, tutto questo a livello internazionale è avvalorato anche dalle difficili situazioni create dalla Cina che si è impossessata di tutte le materie prime per creare scorte, una decisione che ha fatto sì che le scorte degli Stati Uniti arrivassero ai minimi storici.

“I consumi - conclude Nodari - sono sempre sostenuti quindi vedremo andando avanti ma la situazione sembra critica anche a medio e lungo termine. Visto il continuo rialzo dei prezzi delle materie prime, scenario che secondo le banche d’affari potrebbe profilarsi per diversi anni, una soluzione potrebbe essere la stipula di un contratto di filiera serio, sganciato dai mercati e della loro volatilità e legato alla sostenibilità economica dei diversi attori. La filiera dev’essere sostenibile per tutti coloro che ne fanno parte, dai produttori ai consumatori e solo attraverso un discorso serio e condiviso possiamo riuscire a risolvere i tanti problemi che affliggono oggi gli agricoltori”.

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