Ormai l’emergenza è arrivata a livelli estremi.
In Italia mancano gli infermieri e gli operatori sociosanitari: un dato che preoccupa soprattutto in occasione della Giornata internazionale del malato, che si celebra oggi, venerdì 11 febbraio.
Le statistiche non lasciano dubbi: per quanto riguarda gli infermieri negli ultimi vent’anni in Italia il bisogno si è accresciuto tanto che adesso ce ne sono centomila in meno rispetto a quelli che sarebbero necessari.
Simile anche la situazione degli Oss, che con la pandemia e l’invecchiamento della popolazione sono diventati davvero merce rara. Ma in fondo già nel dicembre del 2020 Assolavoro stimava che quella dell’Oss sarebbe stata la professione più richiesta nel corso del 2021.
Dati che confermano l’importanza del progetto Una comunità per il lavoro, che vuole offrire a 24 candidati del Lodigiano un percorso gratuito di dieci mesi per diventare prima Asa e poi Oss.
Un’iniziativa che sostiene la fragilità e promuove l’assistenza alle persone, come spiega Francesco Chiodaroli, vicepresidente regionale dell’Uneba, l’associazione che raccoglie gli enti gestori con un’ispirazione cristiana, e direttore della Fondazione Danelli, uno dei nove presidi di cura coinvolti nel progetto.
“Gli Oss sono il 40 per cento della forza di lavoro nelle residenze sanitarie per disabili e circa 90 per cento nelle Rsa per gli anziani – spiega - . Sono la spina dorsale della forza lavoro del settore sociosanitario. La figura dell’Oss è fondamentale perché dà dignità alle persone che hanno fragilità: gli Oss diventano le loro mani, i loro occhi, a volte anche la loro voce”.
Secondo Chiodaroli si tratta di una professione cruciale, per cui serve una forte vocazione, ma che permette di fare la differenza nella vita di una persona.
“Gli Oss portano avanti qualcosa di simile al progetto di Umanizzazione delle cure perseguito dagli ospedali – insiste il direttore della Fondazione Danelli - . La rete creata per questo progetto consente di coinvolgere gli enti gestori del settore socio sanitario, che sono i principali utilizzatori di questa figura, e offre nuove risorse al territorio”.
Il progetto Una Comunità per il Lavoro è nato nell’ambito del Fondo Nuove Povertà che la Fondazione Comunitaria di Lodi ha attivato grazie a contributo di Fondazione Cariplo e ha ricevuto sostegno e finanziamento da Sal.
Il coordinamento è affidato al CFP di Lodi, diretto da Andrea Meazza, in collaborazione con nove amministrazioni comunali, cinque Residenze Sanitarie Assistenziali, due Residenze Sanitarie per Disabili, una cooperativa sociale e il CPIA.
La ASST svolge un ruolo chiave in questa iniziativa, grazie all’appoggio del direttore generale Salvatore Gioia.
Nel dettaglio, verranno messi a disposizione 24 posti per seguire un percorso di formazione e tirocinio della durata di dieci mesi e ai prescelti sarà assegnato anche un contributo mensile di 500 euro.
Un modo per riqualificarsi professionalmente e ottenere anche una somma di denaro utile a rimpolpare il bilancio familiare. Il bando per le candidature sarà disponibile dal 16 febbraio sui siti dei comuni coinvolti nell’iniziativa e su quello del Cfp e le adesioni dovranno arrivare entro il 18 marzo.
“La fase dell’emergenza Covid che stiamo ancora affrontando ha messo ulteriormente in evidenza quanto sia importante il terzo settore anche nell’ambito sociosanitario – commenta il presidente della Fondazione comunitaria di Lodi, Mauro Parazzi - . La Fondazione intende sostenere iniziative che vanno nella direzione di potenziare la presenza delle associazioni all’intero del settore socio sanitario, in una logica di dialogo anche con chi è deputato a erogare servizi nel territorio. La speranza è che questa logica di coprogettazione porti a migliorare la qualità della vita delle persone malate”.
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