Al Rhama organizza per domenica a Lodi una manifestazione a favore del popolo palestinese e i gruppi pacifisti lodigiani vicini al Coordinamento 5 Novembre per la Pace decidono di non aderirvi.
La motivazione ? La mancata condanna dell'attentato terroristico di Hamas nei confronti di Israele.
Il Coordinamento sta lavorando, invece, per raccogliere il maggior numero di consensi possibili per una manifestazione che si riconosca in un documento che, chiedendo la fine delle ostilità in Israele e a Gaza, superi la logica della vendetta reciproca, quella dell' "occhio per occhio", perchè alla fine si resta ciechi, incapaci di vivere la pace con giustizia.
Ecco il documento che è già stato sottoscritto da Auser, Lodi Comune Solidale e Rifondazione Comunista oltre che dagli estensori, vale a dire "Cittadini contro La guerra - Lodi", Anpi - Comitato Provinciale di Lodi, CGIL Lodi, Cub Lodi-Crema e USB Lodi.
"Se il sanguinoso e terribile attacco di Hamas in territorio Israeliano, rivolto verso civili innocenti, non può che essere severamente condannato e definito come un ingiustificabile atto di terrorismo, la terribile reazione di Israele che, senza alcun discrimine, sta seminando morte, terrore e distruzione, soprattutto tra la popolazione civile - anche con un vero e proprio assedio che la priva dei beni primari - si configura secondo il diritto internazionale come “crimine di guerra” e prelude a una catastrofe umanitaria già ora gravissima.
A tal proposito la relatrice speciale ONU sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati ha affermato che “ancora una volta, in nome dell’autodifesa, Israele sta cercando di giustificare ciò che equivarrebbe a una pulizia etnica” e che “le continue operazioni militari di Israele sono andate ben oltre i limiti del diritto internazionale”. I numeri della terribile contabilità delle vittime sono spaventosi e devono essere aggiornati quotidianamente: se l’attacco di Hamas a Israele ha provocato 1.400 vittime, a cui vanno aggiunti almeno 200 ostaggi, a oggi i bombardamenti israeliani a Gaza hanno fatto 3.700 vittime, di cui almeno 1/3 sono bambini, più di 12.000 feriti, oltre 600.000 profughi. Una tragedia immane che, come si è visto, non risparmia nemmeno gli ospedali.
Quanto accade è frutto di un contesto storico, lungo decenni, nel quale torti e ragioni si sono saldati all’interno di una catena che, all’infinito, non può che generare rabbia, odio e desiderio di vendetta, minando alla radice le possibilità di una convivenza pacifica tra due popoli. L’illusione del governo israeliano, e di parte del mondo Occidentale, di risolvere la questione militarmente, o con accordi che passavano sopra la testa dei Palestinesi, negandone i diritti e la stessa esistenza e trasformando la striscia di Gaza in un enorme carcere a cielo aperto, si è dissolta a fronte della sanguinaria azione di Hamas.
Siamo di fronte a una situazione densa di sviluppi e a un presente già tragico, al cospetto di una comunità internazionale tanto attenta a interessi economici ed equilibri geopolitici, quanto pronta a sacrificare le ragioni del diritto a protezione della popolazione inerme di Gaza, insieme alle ragioni del popolo Palestinese, oppresso e ormai disperso in una diaspora che sembra non avere fine.
E’ necessario cessi, immediatamente il fuoco, l’assedio a Gaza e alla sua popolazione, ormai privata di acqua, cibo, risorse e cure da parte israeliana, è necessario il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas e che, proprio con questi obiettivi si attivino il Consiglio di sicurezza dell’ONU e, non ultima, l’Unione Europea.
Occorre rompere la catena dell’odio e arrivare a una Conferenza Internazionale capace di trovare una soluzione che garantisca il diritto a una Patria per il Popolo Palestinese e la fine dell’occupazione da parte di Israele a cui vanno garantite, attraverso una Pace duratura, le necessarie condizioni di sicurezza.
Occorre, anche stavolta, che trovino spazio le ragioni del rispetto dei diritti umani, della Pace, della diplomazia, della giustizia e della cooperazione tra popoli. Anche di fronte a questo conflitto, come in ogni guerra, a partire da quella Russo-Ucraina, non possiamo che schierarci dalla parte della ragione e delle vittime civili e innocenti a cui, qualunque sia la loro nazionalità, ci sentiamo vicini.
‘Occhio per occhio e il mondo diventerà cieco’: non possiamo permettere che ciò accada".
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