“Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha firmato il decreto di nomina della Commissione sulle Rsa per l’emergenza coronavirus“.
Lo ha annunciato l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, nel corso di una conferenza stampa cui hanno partecipato Marco Salmoiraghi (direttore generale vicario Welfare della Regione Lombardia), Alberti Zoli (direttore generale dell’Areu Lombardia), Daniela Malnis (Unità di crisi Regione Lombardia) e Furio Zucco (anestesista e rianimatore, specialista cure palliative e terapia del dolore).
La presiede Mauro Agnello (ex direttore dell’Agenzia per il controllo del sistema sociosanitario lombardo) e ne fanno parte i professori Furio Zucco, medico chirurgo in anestesiologia, rianimazione, riabilitazione e cure palliative; Roberto Bernabei, ordinario di medicina interna all’Università Cattolica; Giuliano Rizzardini, responsabile del reparto di Malattie Infettive al Sacco di Milano; Mattia Cesari, ordinario dell’università di Milano; Pierachille Santus, responsabile del
reparto di Pneumologia dell’ospedale Sacco di Milano; Carlo Signorelli, direttore della scuola di Igiene e Sanità Pubblica del San Raffaele di Milano e i dottori Roberto Blaco, dirigente dell’Osservatorio Statistico regionale e presidente della Scuola di Specializzazione in Geriatria; la dottoressa Luciana Bevilacqua, esperta di Risk Management e la dottoressa Maria Cristina Opezzo, medico legale.
“Questo è il modo più trasparente, oggettivo e chiaro – ha detto Gallera – per fare una serena, ma seria e scientificamente forte, valutazione su questo tema. Si tratta di una commissione di altissimo valore, autonoma e indipendente che godrà della massima libertà anche sulle singole strutture per capire cosa hanno fatto i gestori delle Rsa. Che sono strutture private o fondazioni afferenti a enti locali quindi ai Comuni. Alla Regione spettano le linee guida, che Regione ha fatto in maniera ampia con la delibera del 30 marzo, e di sorveglianza, e verrà valutata anche questa”.
Gallera ha anche precisato che “nelle Rsa lombarde non sono stati messi a rischio gli ospiti dalle decisioni prese dalla Regione”.
Per questo l’assessore ha voluto far chiarezza sulle linee guida che la Regione ha dato nel tempo sulle Rsa, “spesso oggetto di deformazione”. “Quindi – ha precisato – vogliamo che tutti abbiano contezza delle strategie messe in campo dalla Regione. Il 23 febbraio abbiamo dettato le prime linee guida per limitare al massimo la presenza di esterni, anche parenti, all’interno delle Rsa. L’8 marzo abbiamo fatto un’ulteriore linea guida chiudendo ulteriormente le Rsa alle persone esterne, specificando come dovevano essere trattati gli ospiti con sintomi simil influenzali o Covid positivi. L’indicazione è stata di isolare immediatamente gli ospiti che avevano sintomi simil influenzali”.
“Nella stessa delibera – ha proseguito Gallera – data la necessità di decongestionare gli ospedali, abbiamo chiesto alle strutture private, comprese le Rsa, la disponibilità di ospitare pazienti Covid in via di guarigione e con sintomatoligie non gravi. Condizione indispensabile per
candidarsi era però possedere padiglioni o strutture indipendenti con relativo organico indipendente. Solo 15 Rsa su 708 presenti sul territorio regionale si sono offerte per un totale di 147 pazienti, su 60.000 a disposizione”.
“Il 30 marzo – ha concluso l’assessore – è stata poi approvata un’ulteriore delibera che ha messo insieme i protocolli con cui trattare questi pazienti nelle Rsa con delle istruzioni precise anche riguardo alla richiesta del trasferimento in ospedale in caso di necessità”. “Un trasferimento che doveva avvenire – ha spiegato – solo dopo un primo trattamento nelle residenze per evitare lunghe attese nei Ps, molto rischioso in pazienti over 75 e con patologie”.
A conferma di ciò il direttore di Areu, Alberto Zoli, ha ricordato che “le chiamate al numero unico 112 sono passate da 12.000 a oltre 40.000 al giorno, con un inevitabile rallentamento del trasferimento di quelle dedicate al soccorso, cioè al 118, che faceva comunque fatica a processarle, considerato che erano nell’ordine di 5.000 al giorno. Un numero significativo che ben rappresenta di quanto fossero sovraccarichi i Pronto soccorso e di quanto fossero lunghe e rischiose le attese per pazienti over 75”.
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