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PESTE SUINA: IL GOVERNO INTERVIENE

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Martedì 25 Gennaio 2022

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Dopo i casi di peste suina africana, scoperta nelle carcasse di alcuni cinghiali in Liguria e Piemonte, erano in molti gli operatori del settore suinicolo che si erano rivolti alle organizzazioni agricole perché il Governo intervenisse a tutela della produzione di carne suina e insaccati.

Il rischio che il contagio si potesse propagare anche agli allevamenti del Nord Italia, Lombardia compresa, era evidente ed era altrettanto evidente che si dovesse intervenire a livello nazionale per prevenire il fenomeno.

Già qualcosa era stato fatto, con la sospensione anche in provincia di Pavia - territorio vicino alle zone dove erano stati registrati nei cinghiali i casi di peste suina - dell’attività venatoria itinerante, potenziale fattore di rischio per l’estendersi del contagio.

Ora anche il Governo ha deciso di intervenire, mettendo sul piatto 50 milioni di euro.

Serviranno in parte per mettere in campo interventi a tutela degli allevamenti suinicoli e, in parte, per risarcire la filiera produttiva dalle conseguenze del blocco della movimentazione degli animali e dei primi effetti negativi sull’esportazione di carni e insaccati.

Pur sapendo, infatti, che la peste suina non si trasmette all’uomo, alcuni Paesi hanno già adottato provvedimenti di restrizione dell’importazione di prodotti a base di carne suina dal nostro Paese.

“Confagricoltura di Milano, Lodi, Monza Brianza accoglie con soddisfazione l’impegno del Governo a sostegno del settore suinicolo, rilevante per l’economia lodigiana che conta allevamenti per quasi 400 mila capi” rileva il Commissario Luciano Nieto.

“I fondi a disposizione del settore per questa emergenza sono un segno concreto dell’attenzione del Governo nei confronti di una realtà che, a livello nazionale, è in grado di assicurare esportazioni per un miliardo e mezzo di euro” osserva il Commissario.

“Resta, però, ancora da definire una strategia complessiva per difendersi dalla peste suina africana e da altri virus portati dagli animali selvatici” rileva Nieto.

In questo senso, occorre studiare interventi adeguati per contenere la popolazione di cinghiali come di altri animali selvatici, fattore di rischio per gli allevamenti locali.

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