Sono ormai 383 i comuni del territorio inseriti nell’elenco delle aree infestate dalla Popillia Japonica, con una crescita di circa il 240% in due anni: verso la fine del 2017, infatti, erano 113.
In pratica, sono più che triplicati i centri raggiunti. E’ quanto emerge da un’elaborazione su dati regionali in occasione del summit dedicato al florovivaismo lombardo organizzato a Mariano Comense (CO) in collaborazione con Assofloro, che ha visto la partecipazione di centinaia di professionisti del settore.
La Popillia Japonica è un coleottero di origine giapponese rinvenuto per la prima volta in Italia nel luglio del 2014 nella valle del Ticino, tra Piemonte e Lombardia, dopo essere stato avvisato in Europa solo nelle Isole Azzorre (Portogallo). Mentre le larve infestano i prati nutrendosi delle radici, gli adulti di Popillia sono in grado di attaccare oltre 300 specie vegetali, tra cui ad esempio mais, soia, vite, piccoli frutti, pomodoro, ma anche piante ornamentali come rosa, ibisco, glicine, tiglio e betulla.
In Lombardia il numero delle aree interessate da questo insetto è andato crescendo di anno in anno: infatti, se nel 2015 i comuni focolaio erano solo 5 tra Varese e Milano, attualmente si estendono anche alla provincia di Pavia, a quella di Como e a Monza e Brianza.
In particolare ci sono 135 centri infestati nell’area di Varese, 97 nel Milanese, 68 nel Pavese, 58 nel Comasco, dove era solo uno appena due anni fa, e 25 nell’area di Monza, dove non ce n’erano ancora nel 2017.
A questi comuni ne vanno poi aggiunti 217 che ricadono nella zona cuscinetto, che delimita le aree dove la presenza della Popillia Japonica non è stata ancora accertata ma in cui si applicano comunque le misure di contenimento perché confinanti con le zone infestate.
Sono distribuiti in tutte le province già citate oltre che nel Lodigiano e nel Lecchese. Per contrastare l’avanzata del coleottero il servizio fitosanitario regionale prosegue con il monitoraggio, le misure fitosanitarie e la cattura massale.
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