Si va avvicinando la prima scadenza dell’iter “superbonus”.
Come noto, infatti, e salvo proroghe dell’ultimo momento, tutt’altro che improbabili, entro IL 30 GIUGNO 2022 i condomini che intendono godere dei benefici fiscali legati al superbonus dovranno aver completato il 60% dei lavori salvo ulteriore approvazione da parte Unione Europea.
È noto che un primo ostacolo all’avvio dei lavori – e a maggior ragione alla loro prosecuzione – è stato ed è rappresentato dalla difficoltà di tenere le assemblee che, sul superbonus, devono deliberare. In proposito, l’intervento del legislatore non è stato del tutto risolutivo, ma sul punto, ci si è soffermati in altra sede e ancora si tornerà.
La presidente ANAPIC, Lucia Rizzi, intende però sollevare un’altra questione.
"Come noto, per godere del superbonus è necessario che la situazione catastale del condominio sia in regola, che siano state fatte tutte le trascrizioni e tutti gli accatastamenti. È altrettanto noto, però, che i catasti e le conservatorie italiane hanno dati tutt’altro che aggiornati.
Per rimediare a questa atavica e per certi versi paradossale situazione (taluni dati risalgono a decenni or sono e da allora nessuno più si è preoccupato di aggiornarli) è evidentemente necessario un massiccio intervento. Occorre cioè un considerevole numero di impiegati che smaltisca le pratiche, ferme da tempo, rispondendo alle richieste di adeguamento e aggiornamento provenienti da condomini e condomini. Per inciso, gli amministratori, dovendo curare l’anagrafe condominiale, hanno un’idea piuttosto precisa delle dimensioni del fenomeno.
Allo stato, gli stanziamenti destinati ai comuni per assumere personale destinato alla bisogna, e benchè ci sia mossi nella direzione giusta, sono largamente insufficienti, nè è dato modo agli amministratori locali, che, come noto, hanno vincoli di spesa oltre che fondi non sempre cospicui, investire di più di quanto loro possa essere concesso.
È evidente che questo stallo rischia di non far partire i superbonus faticosamente deliberati, o di farli partire in ritardo, senza cioè raggiungere in tempo quella soglia del quaranta per cento che si è sopra detto. Conseguenza è, e non è difficile immaginarlo, l’arenarsi del superbonus nelle sabbie delle agenzie del territorio, dei catasti, delle conservatorie, con tutte le prevedibili ricadute sul piano economico. Se pure, poi, una ennesima proroga sia possibile, e persino prevedibile, è evidente che questa sarebbe l’ennesimo rimedio emergenziale, procrastinatorio, laddove servirebbe un intervento strutturale.
E non basta.
L’adeguamento della situazione urbanistico – catastale avrebbe delle ricadute sia sul piano occupazionale che su quello fiscale.
Sul piano occupazionale perché farebbe uscire dalla precarietà e dalla temporaneità i lavoratori assunti per aggiornare la situazione urbanistico – catastale e ciò in quanto le dimensioni del fenomeno sono tali da escludere che esso possa essere risolto in breve tempo con assunzioni temporanee più o meno (più meno che più) retribuite- .
Sul piano economico perché è altamente plausibile che l’aggiornamento comporterebbe anche un adeguamento dei presupposti impositivi – a cominciare dalla rendita catastale – alla realtà. Immobili che ancora considerati poco più che capanne diventerebbero, per il fisco, abitazioni, le abitazioni comuni case di pregio, ecc. Del resto, la revisione del catasto è, anch’essa, da decenni nei desiderata mai attuati dello stato.
Non resta quindi che sperare non tanto o non soltanto nell’ennesima proroga, ma in un intervento e in un investimento di lungo respiro" conclude la presidente Rizzi.
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