Un centinaio di presenti, altrettanti on line, hanno seguito l'altra sera a Lodi, nell'aula magna del Verri, l'assemblea pubblica organizzata dai cittadini e dalle associazioni ambientaliste che si oppongono alla realizzazione della centrale a metano a servizio del teleriscaidamento ad un passo dal centro storico della città.
Nel frattempo a Lussemburgo l’Italia veniva condannata per la seconda volta per inquinamento sistematico e continuato di biossido d'azoto nelle città della pianura Padana.
E a Lodi si sta trasferendo in centro urbano la principale caldaia di alimentazione della rete di teleriscaldamento.
Paolo Crosignani, medico ISDE e già responsabile epidemiologia dell’Istituto dei Tumori di Milano, ha rimarcato gli effetti sanitari a lungo termine dell’esposizione a fonti di inquinamento di prossimità.
Andrea Poggio per Legambiente ha presentato le proposte per proseguire nell'impegno contro il contestato progetto, rispetto al quale si è chiesto ai candidati a sindaco della città per le amministrative di giugno di esprimersi con chiarezza.
Due, secondo il comitato, i punti fondamentali:
1) prima che la caldaia entri in funzione a ottobre, è necessario fare chiarezza, soprattutto sulle conseguenze per l’inquinamento cittadino e sul funzionamento previsto degli impianti da parte di Linea Green, la società che sta realizzando il progetto;
2) entro un anno la stesura del nuovo Piano Clima e Energia che dovrà rispettare le tappe stabilite dalle leggi nazionali ed europee, sia per quanto riguarda l’efficienza energetica degli edifici, sia per quanto riguarda le ristrutturazioni.
Stessa cosa, ribadisce il comitato, per il ricorso alle energie rinnovabili: oggi le nuove case devono avere il 60% di pannelli solari, ma in futuro dovranno dipendere esclusivamente da rinnovabili prodotte in loco.
Tra il 2027 e il 2030 le nuove costruzioni (a “zero emissioni” come definite dalla prossima direttiva europea) non potranno più collegarsi ad una rete di teleriscaldamento alimentata a combustibili fossili.
Ecco perché, con Linea Green, andrà definito un programma di progressiva dismissione delle caldaie e degli impianti a metano ancora presenti sulla rete di Lodi.
E la prima a chiudere definitivamente potrebbe essere proprio la caldaia alle spalle del Tribunale, in mezzo all’abitato cittadino.
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