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A RISCHIO IL MIELE IN LOMBARDIA

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Lunedì 20 Maggio 2024

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Con il 182% in più di pioggia caduta in due mesi rispetto allo scorso anno e sbalzi termici è una primavera difficile per gli apicoltori lombardi, che devono fare i conti con produzioni compromesse per le prime fioriture quali acacia, tarassaco e millefiori.

È quanto afferma la Coldiretti regionale da un monitoraggio sul territorio in occasione della Giornata mondiale delle api che si celebra oggi. 

Tra marzo e aprile di quest’anno a livello regionale sono caduti ben 324 millimetri di pioggia, il 182% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con il mese di marzo che quest’anno ha fatto registrare afflussi di 218 millimetri (sono stati 37 millimetri nel 2023) e quello di aprile di 106 millimetri (contro i 78 millimetri del 2023), secondo i dati di Arpa Lombardia. A questo si è sommato il fatto che il mese di aprile è stato caratterizzato da sbalzi termici importanti.

Una situazione che da una parte ha ridotto le fioriture e dall’altra ha rallentato il lavoro delle api, con gli apicoltori costretti in molti casi a intervenire con alimentazioni di soccorso per cercare di evitare episodi di moria negli alveari. Il risultato è una forte contrazione delle prime produzioni primaverili, con cali importanti per millefiori, tarassaco e acacia, con punte negative che in alcuni casi per l’acacia arrivano fino all’80-90% in meno.

“La produzione di miele si sta rivelando un disastro – testimonia Stefano Andreazza, apicoltore di Parabiago nel Milanese – In questo periodo nella nostra zona c’è solo l’acacia: nel Nord del capoluogo oggi siamo addirittura a 6 chili di media di miele per arnia contro i 30 chili di una stagione normale”.

“Abbiamo perso praticamente tutta la nostra produzione di millefiori primaverile – conferma Daniela Antonioli, apicoltrice di Pieve San Giacomo in provincia di Cremona – Tutto questo a causa delle continue piogge e delle basse temperature”.

"Le prime piogge primaverili sembravano preannunciare una buona stagione, ma poi c'è stato un brusco calo delle temperature tra la metà e la fine di aprile - spiega Marco Quaglini di Cervesina (Pavia) - Le fioriture sono state pesantemente danneggiate, e il raccolto è andato quasi completamente distrutto".

“Stiamo intervenendo con un’alimentazione di soccorso – fa eco Cinzia Lonati di Botticino (Brescia) – perché con gli sbalzi di temperatura che si sono registrati i fiori fioriscono meno e quindi le api non hanno nutrimento sufficiente per salvaguardare la famiglia”.

“La fioritura di acacia all’inizio era buona – spiega Irvano Fortini, apicoltore della provincia di Bergamo – ma poi le piogge eccessive e le temperature medie troppo basse hanno avuto un impatto negativo. In pianura, dove l’acacia è fiorita prima, è stato un disastro. Non solo abbiamo perso il 90 % del raccolto, ma abbiamo dovuto nutrire le api per non farle morire di fame, cosa che non mi è mai capitata di dover fare in questo periodo”.

“La produzione è calata del 70-80%, quasi azzerata – conferma Pietro Rovesti, apicoltore di Suzzara (Mantova) – Le cause vanno individuate nel freddo e nella pioggia”.

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