Scardinare i pregiudizi e convincere le famiglie che i Centri di formazione professionale offrono opportunità articolate e moderne, con collegamenti con il mondo del lavoro decisamente più diretti ed efficaci di alcuni percorsi di studio tradizionali.
È nato con questo obiettivo il progetto TiLab, che si svilupperà per tre anni nel Lodigiano coinvolgendo una rete composta da quattro CFP del territorio (Calam, Fondazione Clerici, Fondazione Canossa e Asfol) e da due IeFP (Iis di Codogno e Iis Volta di Lodi) impegnati a collaborare anche con Confartigianato, Unione Artigiani e Assolombarda, Fondazione Germozzi, Ufficio di piano ACSI, CPIA e ufficio scolastico territoriale.
Finanziato da Fondazione Cariplo e da Regione Lombardia con 2 milioni e 7mila euro, il progetto vede come capofila il CFP Calam di Lodi, diretto da Marina Ratto, che in questa intervista racconta obiettivi e prospettive dell’iniziativa.
Com’è nata l’idea di TiLab?
“Ho sempre creduto nella formazione professionale, ma non c’è mai stata un’occasione come questa per fare qualcosa di concreto nel nostro settore. Siamo sempre stati il fanalino di coda, lasciati ognuno per sé, mandati allo sbaraglio; invece adesso con questo progetto abbiamo l’occasione del rilancio. Anche perché per fare qualcosa di grande e forte bisognava essere appoggiati da un grande progetto. Forse TiLab non basterà a cambiare del tutto le cose, ma lascerà tracce talmente profonde che sarà impossibile non notare il cambiamento.
Qual è l’obiettivo di TiLab?
“Uno solo: rivalorizzare la formazione professionale, partendo da un obiettivo comune, che deve essere molto chiaro a tutti: i nostri ragazzi, è per loro che dobbiamo lavorare e migliorare quanto più possibile.
Secondo lei, di cosa hanno bisogno i giovani oggi?
“Di chiarezza, di cose tangibili, di concretezza. Come insegnante devi far vedere che ci sei e far vedere qual è il risultato possibile. Non puoi proporre un corso, accompagnarli e non portarli verso qualcosa di concreto. Bisogna cercare di accompagnarli fino alle soglie di un lavoro possibile. A mio parere, poi, nella scuola hanno bisogno di trovare un posto sicuro con delle regole e persone che li seguono con disponibilità”.
Ma se sono motivati e qualificati, i ragazzi riescono ad entrare nel mercato del lavoro?
“Certo, ma occorre migliorare. Il rapporto con le aziende deve essere costante e continuo, serve una collaborazione che per ora non sempre c’è. Quindi è necessario allargare il dialogo, coinvolgere di più le aziende nel mondo scolastico e le associazioni di categoria, e devo dire che TiLab in questo senso sta producendo già grandi risultati.
In quanto a offerta formativa, come siamo messi nel Lodigiano?
“Il Lodigiano è uno dei territori che offre la maggior gamma di figure professionali in uscita. Forse è addirittura il primo ad avere un’offerta così ampia in termini di formazione professionale e istruzione superiore”.
Prima diceva che il vostro settore è sempre stato sottovalutato. Come pensate di convincere le famiglie a cambiare approccio verso la formazione professionale?
“Dobbiamo fare passare alle famiglie che non ci conoscono il messaggio che illustri la potenzialità vera della formazione professionale. Molti genitori non sanno che sono percorsi con tre, quattro o cinque anni e pensano che, una volta ottenuta la qualifica di III anno o il Diploma di IV anno, il percorso scolastico dei loro figli si interrompa. Non è così: quello che per loro è visto come uno svantaggio (un percorso breve che potrebbe ostacolare la possibilità di proseguire gli studi) è in realtà uno dei vantaggi più grandi della formazione professionale; che non è ferma e immobile come altri percorsi di studi ma si adatta alle esigenze di ogni studente, offrendogli la possibilità di scegliere continuamente se e come proseguire gli studi, arrivando anche a corsi di formazione di livello universitario.
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