I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bergamo hanno sequestrato beni e disponibilità finanziarie in territorio elvetico e nazionale per un valore complessivo di oltre 9 milioni di euro.
Il provvedimento cautelare, firmato dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bergamo, Maria Luisa Mazzola, su richiesta del Sostituto Procuratore della locale Procura della Repubblica, Nicola Preteroti, rappresenta l’epilogo di un’indagine condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Bergamo nei confronti di una sessantenne vedova bergamasca che, nel 2015, ha aderito alla Voluntary Disclosure, per regolarizzare un ingente patrimonio, non dichiarato, detenuto all’estero.
La donna è accusata di riciclaggio e false attestazioni nella presentazione della “procedura di collaborazione volontaria”, per aver sottaciuto l’origine della provvista oggetto di emersione, pari a 9 milioni di euro, detenuta presso una banca di Lugano.
In particolare, l’indagata non avrebbe indicato che le attività finanziarie da rimpatriare erano in realtà collegate ad altri soggetti e che erano il frutto di condotte delittuose diverse da quelle per cui la legge consentiva la regolarizzazione.
L’attività d’indagine dei finanzieri e della Procura di Bergamo, condotta anche attraverso perquisizioni, accertamenti bancari, intercettazioni telefoniche e rogatoria internazionale, ha portato ad ipotizzare che le somme depositate presso la banca elvetica e dichiarate nella voluntary dalla vedova come proprie erano, invece, da ricondurre ad attività illecite commesse dal marito defunto, già condannato nel 2004 dal Tribunale di Milano, insieme ad altri sette complici, per aver costituito un’associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta ed alla commissione di reati tributari.
Gli investigatori hanno scoperto che le disponibilità finanziarie, riconducibili alla donna, erano state trasferite in territorio elvetico negli anni novanta, attraverso l’interposizione di una società avente sede nel Belize.
Sono state così richieste ed ottenute, confermate dal Tribunale del Riesame, misure cautelari per sequestrare i beni nella disponibilità dell’indagata in Svizzera, pari a 7 milioni di euro, e in Italia, tra cui si annoverano anche una società immobiliare e 29 tra fabbricati e terreni.
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