Spari all’alba in tutta la Lombardia.
E‘ iniziato ufficialmente questa mattina il periodo dedicato a quella anacronistica pratica della caccia.
Alla periferia di Lodi i residenti sono stati svegliati subito dopo le sei dai primi colpi esplosi per uccidere i pochi animali, per lo più fagiani, liberati nei giorni scorsi dalle aziende di ripopolamento.
Duro in proposito il commento delle associazioni animaliste.
"Torna l'ignobile strage: tra le solite forzature filovenatorie delle Regioni, prende avvio la stagione di caccia: da una parte i cacciatori con armi sempre più potenti, dall’altra gli inermi animali selvatici. Uno scontro impari, che costerà la vita a milioni di esseri innocenti e presumibilmente, se andrà come negli anni scorsi, a chissà quante persone, alcune del tutto estranee a questo barbaro divertimento".
Lo ricorda Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente.
“Da molti anni - ricorda l’ex ministro - assistiamo ad un paradosso: diminuiscono i cacciatori, la caccia resta impopolare, eppure le Regioni fanno a gara nello sfidare, di volta in volta, le norme europee, quelle nazionali, le prescrizioni dell’Ispra. Il tutto sotto gli occhi più o meno benevoli dei vari governi. Quest’anno, nonostante la commissione europea abbia chiesto di eliminare dai calendari venatori varie specie di uccelli seriamente minacciate o comunque in condizioni sfavorevoli di conservazione (pavoncella, moriglione, tortora selvatica, tordo sassello, pernice bianca), la stragrande maggioranza delle Regioni le considera ancora cacciabili. E ancora si autorizza la cattura dei piccoli uccelli migratori per farne richiami vivi, nonostante le numerosissime condanne dei giudici italiani ed europei. Poi c’è la caccia “grossa”, ci sono le “braccate” ai cinghiali, pericolosissime ma legali. Non dimentichiamo che lo scorso anno, in ambito venatorio, hanno perduto la vita 13 persone (due non erano cacciatori) e 50 sono state ferite. Boschi e campagne saranno per mesi ostaggio delle doppiette, che non sono tenute a rispettare neppure i confini dei fondi privati. Non c’è dubbio: ci vogliono – conclude la Brambilla – nuove e più rigorose leggi a tutela della fauna selvatica, come quelle da me proposte al Parlamento, in attesa che questa pratica crudele e anacronistica, la caccia, sia abolita”.
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