Mentre, dopo una serie di polemiche infinite relative alla attività della Cun suini e alla proposta di modifica del suo regolamento, peraltro l’ennesima, le quotazioni dei suini grassi sembrano stabilizzarsi intorno a 1,4 – 1,45 euro al chilogrammo, rimane ancora molto accesa e viva la questione delle linee genetiche utilizzabili nella produzione dei prodotti Dop, su tutti i due prosciutti ma non solo: la loro lista ne comprende 31.
Indicazioni che sono contenute nel decreto del 5 dicembre 2019 emanato proprio per chiarire i tipi genetici utilizzabili, oltre alle razze iscritte al Libro genealogico italiano, e che è stato adottato dopo la brutta storia del 2017 quando venne denunciato l’utilizzo di soggetti non autorizzati alla riproduzione per ottenere cosce da destinare alla produzione di prosciutti rientranti nel circuito del Prosciutto di Parma e San Daniele. Da quel momento il Mipaaf, per cercare di fare chiarezza, ha prodotto alcuni decreti con cui si andava a regolamentare il settore. In particolare, con il decreto del 5 dicembre 2019 venivano chiariti i “tipi genetici” delle razze ammesse alla riproduzione per potere entrare nei circuiti tutelati.
Tale decreto è stato poi aggiornato con uno analogo del 10/06/2021 con cui, con lo scopo di intensificare i controlli, veniva creata una “lista positiva” dei tipi genetici ammessi al circuito tutelato. In tale lasso di tempo, dal 2019 ad oggi, veniva incarica il Crea, organismo tecnico vigilato dal Ministero delle Politiche agricole e delle verifiche di conformità presso le case genetiche. In virtù delle quali sono state segnalate situazioni di “non conformità” presso alcune tra le più note società attive nel settore della genetica suina che stanno cercando di interloquire con le istituzioni per chiarire la loro posizione.
I consorzi di tutela sembrano minimizzare il problema sostenendo che riguarderebbe una netta minoranza dei soggetti adibiti alla riproduzione, ma il problema riguarda soprattutto le scrofe. E in particolare quelle prodotte in azienda, che un tempo non era necessario registrare. La questione è spinosa visto che dietro di essa vi sono grossi interessi economici e di difficile soluzione. Anche perché, chi la dovrebbe risolvere, oltre al Mipaaf sono il Crea ed Anas, ma quest’ultimo in particolare, ha interessi confliggenti dal momento che è parte in causa come ente selezionatore.
Su questi temi Confagricoltura ha chiesto ufficialmente l’intervento del Ministero delle Politiche agricole e forestali per un chiarimento definitivo a tutela di tutti gli attori della filiera.
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