Oramai era a pochi metri dalla scaletta dell’aereo che l’avrebbe riportato in Brasile al riparo dalla Giustizia italiana quando al suo fianco sono comparsi i militari della Guardia di Finanza di Merano che, invece, l’hanno accompagnato nel carcere di Busto Arsizio.
Questo l’esito di un tentativo di fuga con epilogo presso l’area partenze internazionali dell’Aeroporto milanese della Malpensa e che ha visto coinvolto il titolare di una società di riferimento del florovivaismo italiano operante da decenni, con sede a Merano (BZ) ed unità produttiva in Sabaudia (LT), responsabile di un crack milionario.
Ormai da più di un anno i finanzieri meranesi, coordinati dalla Procura della Repubblica di Bolzano, erano sulle tracce dell’imprenditore che, unitamente ai familiari e con la complicità di fidati collaboratori e professionisti, aveva condotto, nel 2017, al fallimento della società debitrice verso banche, fornitori, dipendenti nonché, a causa di una rilevante evasione fiscale e contributiva, dell’INPS e dell’Erario per un importo complessivo di oltre 20 milioni di euro.
La figura dell’imprenditore è risultata da subito centrale nell’ambito delle indagini che hanno consentito di evidenziare come l’attività svolta dalla fallita fosse regolarmente proseguita sotto la sua direzione attraverso una nuova società a cui erano stati trasferiti tutti gli assets aziendali ovvero sia i beni materiali (terreni, immobili, piantagioni) utilizzati in forza di un contratto di affitto dal canone risibile (€ 120.000 annui), nonché i macchinari, le scorte, i brevetti, il marchio ed il know-how aziendale senza previsione di corrispettivo alcuno ed al netto di ogni passività.
Il dissesto finanziario è risultato essere stato determinato da una sistematica appropriazione, già dal 2011, da parte dei soci/amministratori delle risorse finanziarie disponibili sui conti societari e sui conti privati, quantificabile in circa 2,4 milioni di euro, delle somme in contanti derivanti dalle vendite “in nero”, pari a circa 1,6 milioni di euro, nonché dal trasferimento di fondi, pari, complessivamente a circa 11 milioni di euro, a favore di una società brasiliana operante da decenni nel settore florovivaistico in Brasile ove l’indagato si era trasferito stabilmente con moglie e figli negli ultimi due anni.
Per questo motivo, quando è rientrato in Italia nel fine settimana dell’Immacolata, i finanzieri hanno verificato che, dopo una parentesi di due giorni in provincia di Bolzano, si è recato presso l’unità produttiva sita a Sabaudia (LT) restandovi fino a venerdì sera, allorché, anziché rientrare su Merano, ha raggiunto lo scalo intercontinentale della Malpensa da cui, senza l’intervento delle fiamme gialle, sarebbe rientrato in Brasile con un volo per Porto Alegre.
Il fermo operato dai militari è stato convalidato dall’Autorità giudiziaria che, alla luce delle risultanze investigative, ha contestualmente applicato all’interessato la misura della custodia cautelare in carcere.
Con l’applicazione della custodia cautelare nei confronti del principale indagato non si esauriscono le indagini degli investigatori che sono ora chiamati ad assicurare alla giustizia tutti coloro che si sono resi complici di uno dei maggiori crack mai registrati nella realtà altoatesina.
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