Viviamo un momento storico complesso ed anche da un punto di vista economico stiamo facendo il possibile, ma i vincoli che ci sono imposti rischiano di azzerare il nostro fatturato».
Sono queste le prime parole di Andrea Peri, vitivinicoltore bresciano e presidente della Federazione regionale di prodotto vino di Confagricoltura nel tracciare un riassunto della situazione del comparto vitivinicolo.
«La forzata chiusura del canale Horeca ha avuto conseguenze negative per tutta la filiera fino ad arrivare agli agricoltori – ha continuato Peri – e sono pochissimi i ristoranti che nell’attività di delivery inseriscono anche la bottiglia di vino. A ciò si aggiunge il fatto che nell’ultimo decreto è stato specificato che le enoteche devono chiudere entro le ore 18 in quanto luoghi di assembramento».
Andrea Peri traccia quindi un bilancio profondamente in rosso per il comparto, pur riconoscendo la gravità della situazione sanitaria: «Comprendiamo le motivazioni e rispettiamo la legge – ha infatti affermato Peri –, ma abbiamo timore per la situazione economica a medio-lungo periodo anche per gli enotecari, soggetti fondamentali per la presentazione e valorizzazione del prodotto finale. Auspichiamo – ha concluso Andre Peri - che Regione Lombardia ed il ministro Speranza confermino la classificazione come “arancione” della nostra regione anche se ciò non significherà la riapertura del canale Horeca, ma sicuramente sarà un aiuto per la ripresa della vendita attraverso il canale della vendita specializzata delle enoteche».
Anche Gianluigi Vimercati, responsabile degli agriturismi di Confagricoltura Lombardia, è molto negativo sulla situazione attuale: «È un momento tragico quello del comparto agrituristico in quanto i ricavi del settore nel 2020 sono diminuiti fino al 60% rispetto al 2019 e per alcuni colleghi sul lago di Garda arriviamo a perdite che superano l’80%. Le nostre entrate si sono praticamente azzerate - continua Vimercati - in quanto siamo strettamente legati alla presenza dei turisti nelle nostre strutture ».
Purtroppo, neanche l’attività di vendita dei prodotti tipici può essere la soluzione in questo periodo: «L’asporto non è una attività tipica dell’agriturismo come testimoniano i numeri: in molti agriturismi questa tipologia di vendita ha coperto in questi mesi solo le spese vive. Inoltre, la nostra forza è il contesto rurale nel quale i nostri clienti hanno piacere a stare e con l’asporto si perde totalmente questa peculiarità».
Vimercati è poi preoccupato per il periodo pasquale: «Quest’anno la Pasqua cade ai primi di aprile e, anche se non ci fosse la chiusura degli esercizi commerciali, ho il timore che le persone abbiano paura ad uscire e per noi questo sarebbe deleterio. Speriamo - ha concluso Vimercati - che arrivino gli aiuti economici che ci ha promesso il Governo anche se per tornare a regime dovremo attendere il 2022».
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