Si è parlato del “genio matematico che piaceva a Einstein” nella lezione di apertura della settimana accademica dell’Unitre di Lodi.
Nel salone del Teatrino di via Paolo Gorini è stato Abele Bianchi, già preside del Liceo Scientifico “G. Gandini” fisico e formatore a tracciare il profilo di Emmy Noether, matematica tedesca, vissuta a cavallo tra l’Ottocento e il novecento, quando essere donna era d’ostacolo a diventare personaggio.
“La matematica rende possibile lo studio dei fenomeni attraverso valutazioni quantitative e l’elaborazione delle stesse attraverso relazioni matematiche” ha spiegato Bianchi prima di tracciare il profilo di questo personaggio che ha aperto la strada alla possibilità per le donne di occuparsi di questa importante materia.
Figlia di un matematico di origine ebraiche, la Noether nacque a Erlangen, cittadina bavarese, e fin da giovane dimostrò grandi capacità, dopo uno studio delle lingue, scelse matematica all'Università di Erlangen, dove il padre insegnava, dopo la tesi lavorò all'Istituto di Matematica per sette anni, senza essere pagata.
Durante gli anni trascorsi a Gottinga ottenne rispetto e stima a livello mondiale per i suoi innovativi lavori matematici e fu invitata a tenere una sessione plenaria del Congresso Internazionale dei Matematici di Zurigo del 1932.
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