“Dopo il voto del referendum lombardo e veneto si apre l’opportunità di dare vita a un nuovo regionalismo e abbandonare definitivamente quell’idea di neocentralismo che con il referendum costituzionale di Renzi e molti provvedimenti del Governo la sinistra dimostra di avere sempre in mente".
Così Claudio Pedrazzini, Presidente di Forza Italia nel Consiglio regionale della Lombardia, a #IdeeItalia, la convention azzurra in corso all’Hotel Gallia di Milano, intervenuto alla tavola rotonda “Autonomia regionale, macroregioni e città metropolitane”.
"Questo è anche il tempo di ripensare al tema delle macroregioni - ha osservato -. Sul tavolo ci sono già molte iniziative: quelle scaturite dal referendum della Lombardia e del Veneto, quella dell’Emilia Romagna, il progetto del 2015 dei governatori Maroni-Toti-Zaia di ipotizzare una macroregione del Nord e la proposta di legge di iniziativa popolare per creare una macroregione con Lazio, Molise e Abruzzo e dare vita alla Provincia Autonoma di Roma. C’è anche il progetto di legge del democratico Ranucci di ridurre il numero delle regioni, ma quest’ultima proposta parte già male perché calata dall’alto, senza coinvolgere le autonomie esistenti, i territori e gli enti locali, passaggio che per noi è invece fondamentale per riuscire a fare delle buone riforme".
"Senza dimenticare, comunque, - ha proseguito Pedrazzini - che oggi stenta a reggere il vecchio concetto di confine geografico, sotto il profilo economico politico e sociale. I separatismi del passato, la questione irlandese, la Corsica, i Paesi Baschi e la stessa esperienza catalana, sembrano ormai fuori tempo. Si deve puntare piuttosto a sviluppare le regioni e i territori economicamente più competitivi, sui quali è importante investire perché possono sviluppare opportunità e attrarre investimenti per la crescita".
"E’ anche fondamentale rivedere il funzionamento delle autonomie decisionali, per sconfiggere quella burocrazia che spesso si annida nelle istituzioni, ne blocca i procedimenti e impiega anni per dare risposte a cittadini e imprese. Sopra ogni cosa, però, c’è la questione politica di fondo. Se è vero che rispetto all'inizio degli anni Duemila Forza Italia ha oggi meno consenso elettorale, è pur vero e indiscutibile che il suo ruolo nello schema democratico del Paese è molto aumentato. Stiamo solo a quanto sta avvenendo in questi tre giorni a Milano, pensiamo al sindaco Sala che non è andato alla Leopolda di Renzi ma è venuto qui o alla Cgil che ci mostra attenzione. Tutto ciò perché Forza Italia è diventata centrale nello schema politico del Paese. Come la Dc divenne argine al rischio comunista, - ha concluso Pedrazzini - oggi tutti si rendono conto che solo Forza Italia può fungere da argine rispetto al rischio populista, sia in campo interno che internazionale. Forti di questo ruolo, devono però aumentare le nostre responsabilità: dobbiamo mostrare senso dello Stato, senso istituzionale e grandissima attenzione alla selezione della classe dirigente. Perché se sbagliamo noi non sbagliamo solo noi, ma sbaglia l'Italia”.
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