Inaugurata a Lodi la mostra dedicata ai primi dieci anni di attività artistica di Felice Vanelli.
La rassegna ha trovato posto nell'atrio della Banca Centropadana di corso Roma.
"Lodi da troppo tempo ha dimenticato Felice Vanelli. Questa esposizione è un doveroso omaggio all’artista lodigiano anche nel ricordo di un’amicizia giovanile protrattasi per venticinque anni" ha ribadito Tino Gipponi, il critico d'arte che l'ha curata.
"La pittura asprigna di Felice Vanelli dei primi dieci anni (dal 1961). Perché asprigna? Per una sensibilità non negativa, ma in senso morfologico - ha osservato Gipponi -. Non parliamo di capolavoro. Sono i suoi primi anni di una carriera feconda di lavori con alcune mirabili imprese da affreschista e in possesso di una rara capacità disegnativa, dote preminente della forma, non convenzionale e tantomeno accademica. Oggi che non si osservano i quadri, ma si “chiacchiera” sugli stessi".
"Criticamente la stesura pittorica di Vanelli in quegli anni - ha concluso Gipponi - è d’impasto denso, a volte grumoso, di pennellata compendiaria e di sbrigativa immediatezza. Amante della figura, non predisposto come paesista, emerge la padronanza disegnativa in queste sue opere con un cromatismo di contrasto, dissonante perché lontano dalla ricerca tonale. Il catalogo riassume queste valutazioni, oltre ad accenni biografici e di precisi riferimenti aneddotici in armonia con una intensa amicizia e solidarietà d’intenti che ha legato il pittore al critico partendo dagli aurorali anni appunto di giovinezza, dell’età che non si scorda mai".
La mostra proseguirà fino al 25 febbraio.
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