I finanzieri del Comando Provinciale di Cremona, sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, hanno ultimato una complessa indagine a contrasto dei reati contro la Pubblica Amministrazione e di una frode fiscale internazionale.
Nell’ambito del primo filone investigativo, al termine delle indagini preliminari, sono stati rinviati a giudizio tre dipendenti della motorizzazione civile di Cremona che si sono resi responsabili dei reati di falso ideologico, abuso d’ufficio, truffa ai danni dello stato e interruzione di pubblico servizio.
Le fiamme gialle cremonesi hanno accertato che, in numerose circostanze, avevano commesso gravi irregolarità attinenti la rendicontazione dell’orario di lavoro, percependo in modo fraudolento cospicue indennità e rendendosi protagonisti di frequenti casi di allontanamento dal posto di lavoro.
Le condotte illecite sono state appurate attraverso una capillare attività di pedinamento e appostamento durata tre mesi.
Il successivo riscontro dei registri di presenza della motorizzazione civile ha consentito di accertare centinaia di episodi nell’ambito dei quali i tre si sono allontanati dal luogo di lavoro senza autorizzazione, recandosi a fare la spesa, commissioni di carattere privato e, talvolta, per questioni strettamente personali.
Gli stessi hanno, inoltre, rendicontato fraudolentemente e riscosso compensi, nel solo periodo monitorato, per oltre 250 ore non eseguite, indennità chilometriche e rimborsi carburanti non spettanti per notevoli importi che saranno analiticamente ricostruiti al fine di quantificare esattamente il danno erariale cagionato per il quale i tre dipendenti saranno segnalati alla Corte dei Conti.
Nel corso delle indagini volte a smascherare i funzionari infedeli i finanzieri individuavano, inoltre, sempre presso la locale motorizzazione civile, un nuovo filone di indagine che portava alla scoperta di una “frode carosello” per importare autovetture dalla Germania e dalla Svizzera.
Il sistema riguardava l’illecita immatricolazione di autovetture riconducibili a noti marchi tedeschi (Porche, Audi, Mercedes, BMW) attraverso l’utilizzo di false dichiarazioni doganali presentate agli uffici della motorizzazione con le quali si attestava che l’I.V.A. inerente gli autoveicoli era stata corrisposta in dogana.
L’organizzazione che faceva capo a un commerciante di auto cremonese ha utilizzato, quale prestanome per l’importazione dei veicoli, un anziano signore ricoverato presso una casa di riposo di Milano. Successivamente, mediante un giro di fatture per operazioni inesistenti, 5 imprenditori operanti nel settore del commercio di automobili (attivi nelle province di Milano, Brescia, Cremona e Reggio Emilia) hanno commercializzato irregolarmente sul territorio Nazionale duecento autovetture.
Il tutto non dichiarando al fisco ricavi per oltre dieci milioni di euro e omettendo il versamento di I.V.A. per due milioni di euro. Gli imprenditori sono stati denunciati per frode fiscale e falso materiale in atto pubblico e nei loro confronti è stato proposto un sequestro dei beni per 2,3 milioni di euro.
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