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DERIVA GIUSTIZIALISTA DEI CINQUE STELLE

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Martedì 10 Aprile 2018

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"La deriva giustizialista pentastellata (peraltro sempre a senso unico: le accuse valgono solo se non sono rivolte ai grillini) è nota da tempo. Ma deve preoccupare di più adesso che il M5S è arrivato secondo alle elezioni e ha trovato nel pm Nino Di Matteo il suo alfiere".

Lo ha dichiarato oggi il deputato di Forza Italia, Claudio Pedrazzini, in merito alle ultime dichiarazioni del magistrato della DNA Nino Di Matteo.

"Lascia atterriti che Di Maio e Casaleggio pensino di affidare un ministero chiave per la salvaguardia della democrazia, come quello della Giustizia, a un procuratore militante, che solo qualche giorno fa ha dichiarato di non considerare “un buon segno pochi magistrati in Parlamento: abbiamo bisogno di politici che hanno a cuore l’indipendenza della magistratura”, con ciò non facendo mistero di volere un sistema in cui gli inquirenti, senza smettere la toga, possano anche andare al governo del Paese. Lo stesso Di Matteo che prima delle standing ovation dei grillini era una delle più applaudite icone della sinistra forcaiola".

"Le ultime dichiarazioni - ha proseguito Pedrazzini -  le ha fatte alla convention voluta a Ivrea da Casaleggio. Sorvoliamo pure sull’opportunità che un magistrato della Direzione Nazionale Antimafia parli a un incontro di partito di un processo – quello sulla presunta trattativa tra Stato e Cosa Nostra – che è ancora in corso e nel quale lui rappresenta direttamente l’accusa. Ma Di Matteo in quella sede ha enunciato il programma di “riforma” della Giustizia condiviso dai 5Stelle: il ritorno al sistema inquisitorio e a un ridimensionamento delle prerogative della difesa nei processi, l’allungamento della prescrizione, l’estensione delle intercettazioni e l’ampliamento delle misure di prevenzione patrimoniali durante le indagini preliminari. In 4 punti l’asse Di Maio-procure punta a dare un’altra bella spallata a quella separazione tra gli ambiti legislativo, esecutivo e giudiziario che è tra i presupposti del nostro sistema democratico. Tra l’altro, un inasprimento delle misure di prevenzione, essendo già in odore di incostituzionalità quelle esistenti, porterebbe l’Italia dritta sparata fuori dall’elenco degli Stati di diritto. Roba da far rabbrividire chiunque, ma evidentemente non quella stampa e tutti quei “benpensanti” salottieri che, abbandonata la nave della sinistra, hanno già trovato accoglienza sulle scialuppe grilline".

"Poteri forti? Ma dai! - conclude  il parlamentare lodigiano - In Italia ce n’è uno più forte degli altri e ha già annusato l’aria prima di tutti: certa magistratura ha già trovato in Parlamento una nuova “quinta colonna” alla quale affidare la sopravvivenza dei propri privilegi e il disegno di veder riconosciuto il suo primato su tutto e su tutti. Tra i tanti motivi che giustificano un governo del centrodestra unito c’è anche questo. Evitare che l’equazione giustizia uguale giustizialismo esca da alcune procure per tornare a contagiare i palazzi delle istituzioni e il Paese". 

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