Mostra personale di Giovanni Marchini (1877 - 1946) dal 28 aprile al 11 maggio nei locali di 'mmagini, Spazio, Arte' di via Beltrami a Cremona.
L'apertura è in programma domani, 28 aprile, alle 17.30, con la presentazione a cura del critico d'arte, Gianluigi Guarneri.
Giovanni Marchini definito "L’ultimo dei macchiaioli", nel 1896 si iscrisse al Regio Istituto Belle Arti di Firenze, docente Giovanni Fattori. Frequentò a Venezia la Scuola del Nudo infine affinò le sue qualità all’Accademia Belle Arti di Roma. Gli anni trascorsi a Firenze, Venezia e Roma furono per lui quelli della formazione artistica e culturale.
Coltivò varie tecniche e si dedicò anche alla scultura. Le sue opere sono in Italia, USA, Russia, Città del Vaticano, suoi affreschi in diverse chiese, edifici civili e residenze private.
Le opere di Giovanni Marchini, sospese tra realtà e visione si diramano nello spazio evocando paesaggi rarefatti dove il colore, dinamico e tumultuoso, si amalgama silente tra atmosfere romantiche ed emulsioni simboliste. La natura si dilata veloce tramite accostamenti organici e vaporosi accendendo inedite luminosità in equilibrio tra caos e linearità formale.
Marchini trasfigura la composizione in idilliaci accostamenti cromatici dai toni tempestosi e modulati operando un ribaltamento di priorità tra soggetto e oggetto, tra mondo visibile e invisibile. Cangianti tonalità accendono le emulsioni emozionali della materia pittorica libera di espandersi sul substrato alla ricerca di un’inedita luce.
Le opere trovano nel paesaggio e nel ritratto un’inesplorata sintesi figurativa rivelatrice di arcane suggestioni che raccontano un mondo agreste e frugale dall’inquieta sensibilità.
Enormi nubi si diramano diafane tra alberi spettrali mossi, come entità elettriche, da un’inquieta brezza.
Sintetiche e strutturate sovrapposizioni tonali liberano la forza espressiva dell’artista evidenziando indefiniti meta-racconti colmi di una pregnante poesia ideativa.
Malinconie, cangianti tonalità, lontane memorie trasfigurano la luce tramite vibratili vampate pittoriche sublimate in dosate colature di colore dalla toccante fragilità materica.
Palpiti e sussurri cromatici determinano una sospesa indeterminatezza delle forme in bilico tra una profonda dimensione concettuale delle tonalità e un’elaborata intenzionalità delle emulsioni sottese in un’apparente immobilità.
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