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FURTI NEI NEGOZI DI CORSO BUENOS AIRES

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Mercoledì 04 Marzo 2020

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Ieri sera a Milano la Polizia di Stato ha arrestato per furto aggravato in concorso e indagato per ricettazione A.E.M., marocchino del 1990, B.I. algerino del 1999 e A.A. tunisino del 1995, tutti con precedenti per reati inerenti l’immigrazione.

Nel corso del servizio appiedato mirato alla prevenzione dei reati predatori lungo corso Buenos Aires, una delle arterie commerciali più lunghe d’Europa con i suoi oltre 350 negozi lungo i suoi 1.600 metri, poco dopo le 17.30, i poliziotti del Commissariato Città Studi hanno notato un uomo che, nascondendosi dietro le vetture parcheggiate, stava osservando con fare timoroso una pattuglia dell’Arma dei Carabinieri intenta ad effettuare dei controlli presso un esercizio commerciale.

Dopo che i militari se ne sono andati via, l’uomo ha ripreso a camminare lungo il corso per raggiungere, all’interno di un negozio di scarpe sportive, due suoi conoscenti che si stavano provando le calzature. Gli agenti, grazie alle grandi vetrate del negozio, hanno notato come i tre, sempre seguiti dall’occhio vigile dei commessi e del personale di vigilanza, dopo un po’ di titubanza, hanno lasciato le scarpe in negozio e si sono diretti verso un negozio di occhiali da vista.

All’interno del negozio di ottica, mentre uno dei tre si spostava verso un angolo, gli altri due si sono avvicinati a uno scaffale dal quale hanno preso un paio di occhiali da 95 euro e lo hanno nascosto all’interno della giacca del cittadino marocchino per poi uscire subito tutti assieme.

Giunti all’incrocio con via Piccinni, i poliziotti hanno fermato e controllato i tre: oltre a recuperare gli occhiali appena rubati, gli agenti, all’interno di una busta che il cittadino algerino teneva in mano, gli agenti del Commissariato Città Studi hanno rinvenuto due giubbotti privi di placche antitaccheggio e di scontrino fiscale. Risaliti, grazie alla marca sugli stessi, al negozio ove erano stati rubati, i poliziotti hanno sequestrato i due capi di abbigliamento che, essendo danneggiati, come dichiarato dalla responsabile dell’esercizio commerciale, non erano più rivendibili.

Durante il controllo, inoltre, il cittadino tunisino è stato trovato in possesso della punta ricurva di un cacciavite, lunga 14 cm, presumibilmente utilizzata per forzare l’antitaccheggio.

 

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