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COVID-19, ANCORA SOTTO ACCUSA GLI ALLEVAMENTI

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Mercoledì 15 Aprile 2020

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In una fase particolarmente critica per il nostro paese, Confagricoltura Lombardia evidenzia come siano assolutamente improprie le trasmissioni televisive, come quella andata in onda nei giorni scorsi su Rai Tre, che cercano di legare tra loro in conseguenza logica singoli aspetti la cui correlazione non ha nulla di scientifico.

In particolare, nella trasmissione si sosteneva un sillogismo del tutto impoprio: l’allevamento contribuisce alla formazione del PM 10, sul particolato si possono trovare anche i virus, Covid 19 è un virus, quindi l’allevamento è responsabile della diffusione del Covid 19 in Pianura Padana.

“E dobbiamo assistere a tutto questo – commenta Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia - mentre persone che abitano in aree focolaio dove non si trovano allevamenti di suini o di bovini continuano a morire o ad essere ricoverate in terapia intensiva: basta con queste fake news, i dati scientifici smentiscono le assurdità che vengono purtoppo diffuse anche dalla televisione pubblica. Certo – prosegue Boselli -, l’allevamento contribuisce alla formazione del PM 10, così come ogni altra attività antropica. Peccato che tutti i dati scientifici dimostrino che a tutta l’agricoltura nel suo complesso possa essere imputato al massimo un 15% delle emissioni, e peccato che il sequestro di CO2 ad opera delle colture vegetali superi di quattro volte il valore di tali emissioni”.

La trasmissione televisiva metteva sotto accusa in particolare la deroga concessa dalla Regione Lombardia per gli spandimenti effettuati in febbraio , in quanto le continue piogge autunnali non avevano consentito di effettuare tali operazioni in precedenza .

“Ma tale autorizzazione – precisa il presidente di Confagricoltura Lombardia – è arrivata dopo un’attenta valutazione del ministero dell’Ambiente e sempre subordinata alle emissioni di bollettini agro-meteorologici che individuavano i giorni più adatti per farlo . Purtroppo è ormai confermato – conclude Boselli – che numerose persone contagiose, spesso ignare e senza sintomi, erano in circolazione fin dai primi di gennaio: ma, come sempre, meglio prendersela con gli agricoltori che sono pochi e fanno un lavoro ai più sconosciuto; meglio magari pensare che la loro attività, ossia la produzione di cibo, possa essere delegata ad altre nazioni: così alla prossima pandemia, oltre alle mascherine, compreremo dalla Cina anche la carne”.

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