Amare novità per i centri di revisione italiani: i termini per le revisioni che avrebbero dovuto e che dovrebbero essere effettuati dal 01/09/2020 al 30/06/2021 si considerano prorogati per un periodo di 10 mesi.
Gli stessi certificati di revisione si considerano validi per un periodo di 10 mesi oltre la propria scadenza.
È l’effetto, da mesi paventato dalla categoria, dell’articolo 5 del cosiddetto decreto Omnibus 2, pubblicato in Gazzetta ufficiale. Viene quindi recepita la possibilità, concessa dal Regolamento UE 2021/267, di prorogare la validità di attestati, patenti e revisioni.
“Fin dalla primavera del 2020 CNA Lombardia ha dato battaglia, su ogni tavolo, per portare all’attenzione del pubblico decisore i danni economici derivanti dalla scelta di prorogare la scadenza delle revisioni dei veicoli”, afferma Daniele Parolo, Presidente di CNA Lombardia. “Abbiamo trovato attenzione formale ma sostanziale noncuranza verso una condizione molto complicata delle imprese della categoria, specialmente a fronte di una scelta quasi unanime degli altri Paesi europei di non applicare la possibile proroga. Chiediamo al Governo Draghi un cambio di passo su questo tema, cui siamo inchiodati da troppo tempo”.
Luciano Castellin, il Presidente regionale lombardo di CNA Servizi alla Comunità, categoria che rappresenta anche centri di revisione, è durissimo: “Siamo stanchi di questa impasse. Abbiamo parlato con i decisori preposti alla partita informandoli nel dettaglio a proposito dei mancati introiti per le imprese – un settore che offre lavoro a 30 mila persone in Italia – e dei mancati ricavi erariali da gettito IVA. Ma non è bastato. Abbiamo fatto di più: abbiamo documentato le pesanti ricadute delle proroghe sulla situazione complessiva della sicurezza stradale nel Paese. Ma non è bastato.”
A determinare frustrazione nei centri di revisione italiani, spiegano gli uffici di CNA Lombardia, è anche il fatto che sull’aumento delle tariffe – ferme da 12 anni – finalmente ottenuto a dicembre nella Legge di Stabilità, manca ancora all’appello il varo del decreto attuativo. Una beffa ulteriore per la categoria, che rilancia l’urgenza di un cambio di passo e di un tempestivo intervento del nuovo Governo, anche alla luce del fatto che sempre più imprese del settore vorrebbero fossero avviate azioni legali per la richiesta di un vero e proprio risarcimento dei danni subiti.
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