In occasione delle Rassegne zootecniche di Cremona, si è assistito ad una bella e completa analisi sul comparto suinicolo svolto da Gabriele Canali, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Cremona e Piacenza e direttore del Crefis, centro studi sulla suinicoltura. Era presente e ha tirato le conclusioni dell’incontro Rudy Milani, presidente della Federazione nazionale allevamenti suinicoli. Nel ruolo di moderatore e stimolatore Davide Berta, vice presidente della Federazione regionale suinicola.
Sui mercati principali Olanda e Germania, hanno avuto un crollo dei prezzi rispettivamente fino a 0,90- 1,29 euro kg per i suini leggeri e che hanno finito per influenzare anche i nostri prezzi anche se da noi non sono crollati.
La Cina sta condizionando i mercati mondiali e nel 2019 e 2020 si è rivolta al mercato europeo a causa del crollo della produzione interna, ma nella seconda metà del 2020 ha ripreso a produrre diminuendo quindi il suo import. La nostra produzione è diversa e l’effetto è stato meno impattante.
Le cosce fresche da 12 kg hanno cominciato a riprendersi da maggio e giugno, con un innalzamento dei prezzi del prosciutto di Parma dopo un periodo molto lungo e terribile. Per contro i prezzi del lombo sono stati molto altalenanti.
Sul fronte delle materie prime si è registrato un forte aumento del loro costo, in parte dovuto alla ripresa dell’economia e a quella cinese in particolare. Dalla primavera sono ripartiti, soprattutto nel 2021, soia e mais. L’impennata è cominciata a metà del 2020 ed ha raggiunto il picco quest’anno; nel resto del mondo è poi cominciata una ridiscesa, cosa che non si è verificata in Italia.
Ad incidere sull’aumento dei prezzi l’incremento del costo del noleggio delle navi.
Per quanto riguarda le macellazioni sono ripartite e si collocano leggermente al di sotto di quelle del 2019. Sono in ripresa in Italia ed in Europa. Solo la Germania ha avuto qualche problema legato alle vicende pandemiche.
I consumi nel complesso hanno tenuto sia per le carni che per i preaffettati. La bilancia commerciale del nostro paese nel settore, pur ancora in saldo negativo, è in netta ripresa, a causa della diminuzione delle importazioni, in aumento come quantità, ma in diminuzione in valore, meno 7,3%.
Di fatti importiamo carni ed esportiamo salumi.
La redditività dell’allevamento in Italia si colloca su livelli stabili ma piuttosto bassi in confronto alla forte volatilità e si reputa necessario ridurre gli elementi di rischio per migliorare la sua performance.
In seguito è intervenuto Loris Alborali dell’Istituto Zooprofilattico della Lombardia ed Emilia Romagna sul tema della sostenibilità dell’allevamento suinicolo, in un momento in cui parlare di sostenibilità non è semplice a causa della scarsa redditività e del forte aumento dei costi di produzione, ma anche della tendenza ad una diminuzione del consumo di carne e della diffidenza da parte del consumatore.
È indispensabile però fare conoscere i notevoli sacrifici ed investimenti fatti dal comparto in tema di benessere animale, riduzione del consumo di antibiotici, gestione dei liquami e smaltimento delle carcasse. Per non parlare delle strutture aziendali e della gestione aziendale che negli ultimi anni ha visto dei miglioramenti enormi.
Tutto ciò deve essere comunicato al consumatore in modo trasparente grazie al sistema “Classyfarm” che raccoglie dati ed è in grado di fornire un quadro preciso della situazione azienda per azienda. Grandi benefici si sono già registrati in ordine ad una netta diminuzione nell’utilizzo di antibiotici negli allevamenti.
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