Gli Italiani hanno un cuore grande. Lo dimostra il fatto che anche durante la pandemia le donazioni per cause benefiche sono aumentate.
Secondo l’Italy Giving Report pubblicato da Vita, negli ultimi anni è cresciuto anche l’utilizzo delle piattaforme di crowdfunding (il 44% nel 2019) che nel 2020 hanno coperto l’80% della raccolta fondi.
Una tendenza confermata anche dall’ultimo report di Starteed, secondo il quale le piattaforme nello stesso anno hanno permesso di raccogliere 31 milioni di euro.
L’utilizzo di queste piattaforme talvolta però implica costi elevati, che il donatore non vede direttamente al momento della sua donazione, ma che influiscono sull’importo effettivamente destinato alle finalità prescelte.
Accade soprattutto per le raccolte fondi correlate alle iniziative di carattere personale, ossia quelle che prevedono un reward e che sono necessarie per avviare un’attività, acquistare attrezzature o pubblicare un libro.
Una recente inchiesta pubblicata dal Sole 24 ore ha messo a confronto proprio alcuni di questi strumenti, evidenziando come le percentuali destinate alla gestione delle piattaforme oscillino dall’8% a circa il 3% sulla cifra donata, cui si aggiungono a volte commissioni per le transazioni bancarie o per la scelta del posizionamento dell’appello all’interno della piattaforma.
“Se si vuole lanciare una raccolta benefica per un progetto – riflette Mauro Parazzi, presidente della Fondazione Comunitaria di Lodi - ci si può appoggiare a noi, che siamo una struttura che ha vent’anni di esperienza e non trattiene percentuali per le spese”.
Secondo Parazzi, la Fondazione Comunitaria di Lodi offre una serie di garanzie e vantaggi.
“Intanto non ci sono costi – insiste -; secondariamente i donatori possono ottenere tutti i benefici fiscali previsti dalla legge per le donazioni. Soprattutto, la Fondazione Comunitaria garantisce in ogni fase l’assoluta trasparenza sulla distribuzione del denaro raccolto e anche sul fatto che venga effettivamente destinato alle finalità per cui sono stati donati i fondi”.
Infine, ma non si tratta di un punto secondario, la Fondazione Comunitaria accetta come beneficiari di raccolte solo le associazioni o gli enti riconosciuti. In questo modo si risponde a bisogni di ampio respiro e non a richieste individuali.
“Ad esempio, non si possono raccogliere 200mila euro da destinare a un singolo cittadino, ma i fondi possono essere destinati ad associazioni che operano per rispondere al fabbisogno di quel cittadino e di molti altri - spiega il presidente. Grazie a questa regola, la Fondazione Comunitaria favorisce la diffusione della cultura del dono e crea una rete territoriale di assistenza per la comunità e non per il singolo. Lavorando sui quattro settori indicati tra i suoi obiettivi tradizionali, ovvero assistenza sociosanitaria, cultura, tutela del patrimonio artistico e tutela dell’ambiente.
“Appoggiandosi alla Fondazione Comunitaria di Lodi - conclude Parazzi – si valorizza la prossimità territoriale tra chi dona e chi riceve e si favorisce la creazione di un legame che ha un impatto sociale determinante”
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