“Venerdì scorso ho provato a verificare sul sito delle prenotazioni della Regione quanto deve attendere una cittadina della provincia di Lodi per effettuare una mammografia: il risultato è che il primo appuntamento a Codogno sarebbe l’8 agosto e a Lodi il 22 agosto. Un’attesa, quindi, di 100 giorni per un esame che può essere dirimente tra la vita e la morte. Questo significa che chi ha la possibilità economica ricorre alla prestazione a pagamento per avere una diagnosi in tempi ragionevoli, chi non può aspetta e questo è profondamente ingiusto e lesivo di un diritto costituzionale”,
lo ha detto, in consiglio regionale, Roberta Vallacchi, consigliera regionale del Pd, intervenendo su una mozione della Lega sulla mammografia con mezzo di contrasto.
“L’atto chiedeva di impegnare la Giunta a valutare l’inserimento della Cem, così si chiama, nel nomenclatore delle indagini previste dal sistema sanitario regionale – continua Vallacchi –. Un’ottima proposta, che abbiamo deciso di appoggiare, perché questo esame diagnostico consente di superare parte dei limiti della mammografia standard. E permetterebbe a tutte le assistite lombarde di beneficiare di una metodica che presenta importanti risvolti, a oggi esclusivo appannaggio della risonanza magnetica che ha liste di attesa, tempi di esecuzione e di refertazione più lunghi. Inoltre, l’inserimento della Cem nel nomenclatore di Regione Lombardia potrebbe anche liberare posti nella risonanza magnetica per altre tipologie di esami che non hanno una valida alternativa diagnostica”.
Ma la consigliera Pd ha chiesto un passaggio in più, che è stato accettato e la mozione è così stata approvata anche dai dem: “Mi sembrava importante che nella mozione si dicesse che questo esame è in aggiunta agli altri già presenti. Inoltre, ho chiesto l’impegno della Giunta ad aumentare il tasso di copertura dello screening e a ridurre i tempi di attesa delle prestazioni fuori dagli screening. In Lombardia abbiamo, infatti, un duplice problema: il primo riguarda il tasso di copertura per lo screening mammografico che risulta essere stato nel 2020 del 31,7%, partendo dal 49,1% del 2010 e raggiungendo il valore massimo del 60,4% nel 2017. E poi, appunto, i tempi di attesa per accedere alla prestazione fuori dagli screening, che ho testato personalmente”.
Ma per Vallacchi “abbiamo l’obbligo di garantire a tutte le cittadine l’accesso a un esame fondamentale come la mammografia, perciò da una parte occorre aumentare il tasso di copertura dello screening, dall’altra si devono ridurre i tempi di attesa della prestazione fuori dagli screening. Le risorse messe a disposizione in questo ultimo periodo dall’assessorato al Welfare, comunque modeste rispetto all’entità del problema, mettono una pezza, ma non lo risolvono. Occorre ricostituire i dipartimenti di prevenzione provinciali e investire sulla sanità pubblica”, conclude con questo auspicio la consigliera Pd.
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