La Polizia di Stato di Lodi, coordinata dalla locale Procura della Repubblica e dalla Procura della Repubblica presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, ha individuato un pakistano ed un afghano ritenuti responsabili dei reati di sequestro di persona a scopo di estorsione, violenza sessuale, lesioni e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ai danni di una diciassettenne di origine siriana.
L’indagine condotta dalla Squadra Mobile, culminata con il provvedimento transnazionale emesso dal GIP del Tribunale di Bologna nei confronti dei due uomini e di una donna di origine albanese (quest’ultima ancora ricercata) è stata avviata il 30 maggio dell'anno scorso, a seguito del rinvenimento della vittima, in stato di shock, in una stazione di servizio alla periferia della città.
Dai primi accertamenti era emerso che la ragazza, assieme ai propri familiari, tutti siriani rifugiati in Turchia a causa della guerra, avevano intrapreso il viaggio dalla Turchia verso la Germania dopo il grave terremoto, affidandosi ad un gruppo di trafficanti.
La famiglia, composta da padre, madre, figlia, figlio e nonna, era stata prelevata in Slovenia e fatta salire su due diverse auto.
Nel corso del viaggio, varcato il confine italiano, il padre e il fratello erano stati abbandonati nei pressi di una piazzola di sosta dell’autostrada in provincia di Udine, mentre il resto del nucleo familiare, a bordo dell’altra auto, era stato condotto presso una zona rurale in provincia di Reggio Emilia, da dove la giovane, con un pretesto, era stata poi allontanata e condotta presso un’altra abitazione.
La giovane era stata poi costretta a chiedere al padre una somma di denaro per la sua liberazione, finendo per essere abusata e percossa da uno dei trafficanti, tanto da riportare la frattura dell’avambraccio.
Avvenuto il pagamento del riscatto, la ragazza veniva fatta salire di nuovo in auto per poi essere abbandonata a Lodi, nelle immediate vicinanze della tangenziale e successivamente soccorsa della Polizia Locale nei pressi di un distributore.
L’attività d’indagine, rivelatasi difficoltosa anche per l’ostacolo della barriera linguistica, consentiva di individuare le due auto di grossa cilindrata con le quali la famiglia era stata condotta in Italia. La comparazione delle immagini delle telecamere acquisite durante il viaggio e il monitoraggio dei social network, consentivano di individuare i tre presunti trafficanti.
Si scopriva così che i tre soggetti svolgevano da tempo il ruolo di trafficanti di esseri umani sulla rotta balcanica; il primo veniva fermato dalla polizia croata proprio mentre trasportava sette clandestini a bordo di un’auto; Il secondo, invece, da una pattuglia della Questura di Modena nel corso di un controllo di polizia.
Ora sono a disposizione della magistratura.
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