“L’assessore ai Trasporti Lucente ci aveva detto che il bonus ritardi di Trenord era stato cancellato dalla Giunta Fontana per adeguarsi all’indennizzo, come prevedeva l’Autorità di regolazione dei trasporti con la delibera 106/2018. Noi avevamo dimostrato che non si trattava di un obbligo di legge, ma di un’autonoma scelta della destra, sostanzialmente per risparmiare sulle spalle dei pendolari. Ora ne abbiamo la dimostrazione: in Toscana hanno mantenuto la modalità”.
Lo dicono Roberta Vallacchi e Simone Negri, consiglieri regionali del Pd, carte alla mano.
“In una recente seduta di Commissione Trasporti, Lucente ha cercato di convincerci che Regione Lombardia, innalzando al 30% il riconoscimento dell’indennizzo, stesse conducendo un’operazione di favore verso la clientela, unica in Italia. Gli abbiamo risposto che, al contrario, le condizioni sono grandemente peggiorative per l’utenza: a differenza del bonus, l’indennizzo non viene riconosciuto automaticamente ma va richiesto, e i ritardi vengono computati sui 15 minuti, anziché sui 5. Decisione che ha fatto crollare il numero di direttrici regionali su cui viene riconosciuto il rimborso. Ad esempio, a febbraio sono state solo 3 contro le oltre 20 dei mesi precedenti”, proseguono i dem.
Ma andando a verificare nelle altre regioni, è emerso che in Liguria e Toscana, ugualmente sottoposte al controllo dell’Autorità, “c’è ancora il bonus e non l’indennizzo, e che si basa su un indice di affidabilità del servizio. Non solo: la Toscana ci ha fatto sapere che alla base del calcolo dell’indice di affidabilità vengono considerati ritardi a 5 minuti e non a 15, come fa ora la Lombardia”.
Per i consiglieri Pd, dunque, “non è vero che tutte le Regioni si siano adeguate all’indennizzo, come definito dalla delibera dell’Autorità di regolazione dei trasporti: esiste ancora il bonus, viene calcolato a partire dai 5 minuti di ritardo e nulla lo vieta. Per Lucente, Fontana e il centrodestra si è trattato di decidere deliberatamente di far fare un deciso balzo indietro all’utenza lombarda, aggiungendo ai disservizi la beffa di non vederseli nemmeno riconosciuti”, concludono Vallacchi e Negri.
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