All’IIS di Codogno la quota di occupati dopo il diploma sfiora il 98 per cento.
Lo racconta con orgoglio Antonia Rizzi, dirigente dell’Istituto che si articola su tre sedi: l’Ambrosoli e il Calamandrei a Codogno e il Merli a Villa Igea alle porte di Lodi.
A Codogno ci si dedica a corsi di meccanica, al Merli si preparano pasticceri e panificatori, ma la regola è la stessa in entrambi i poli: favorire le inclinazioni dei ragazzi, seguirli passo passo, aiutarli anche quando la scuola finisce. Eppure spesso si crede che i corsi di formazione professionale siano un ripiego, una scelta di “serie B”.
Un pregiudizio che deve essere sfatato. Anche per questo è nato il progetto TiLab (Talent Innovation Lab), che è stato finanziato da Fondazione Cariplo e Regione Lombardia e viene promosso da una rete che vede come capofila il CFP Calam e che coinvolge CFP Asfol, CFP Fondazione Clerici, CFP San Giuseppe – Canossa, IeFP dell’IIS Volta di Lodi, IeFP dell’IIS di Codogno, CPIA Lodi e Ufficio di Piano Ambito Lodi-Azienda ACSI.
L’IIS di Codogno ha aderito. Per quale ragione?
“Il progetto TiLab permette alla nostra scuola di mettersi in rete con altre realtà educative professionalizzanti, così da poter condividere esperienze, criticità, buone pratiche e idee per migliorare ed evolvere”.
È vero che la sfida profonda è cambiare la percezione comune di questo genere di scuole?
“Certo, ed è una sfida complessa, qualcosa su cui noi come altre realtà stiamo lavorando da molti anni. Le famiglie purtroppo hanno la percezione della formazione professionale come scelta residuale e non particolarmente stimolante. Invece dobbiamo fare in modo che i genitori per primi capiscano che si tratta di un percorso che porta a risultati di carriera assolutamente soddisfacenti. La partecipazione a progetti come TiLab è una via per comunicare al meglio la formazione professionale”.
Crede che la collaborazione tra diversi CFP e IeFP possa fare la differenza in questo senso?
“La collaborazione ha connotazioni positive ad ampio raggio. In un ambito come questo è un’arma vincente, anche perché noi ci troviamo in un contesto territoriale relativamente contenuto, nel quale è importante ottimizzare le risorse e condividere le proposte formative in modo da poter realizzare una proposta complessiva che vada incontro alle esigenze del territorio e delle famiglie. Si creano così sinergie efficaci tra gli enti che fanno formazione e le aziende che devono assorbire gli studenti una volta terminato il percorso formativo”.
A suo parere, perché un giovane dovrebbe scegliere un corso di formazione professionale?
“Le nostre realtà si caratterizzano per l’attenzione alle situazioni individuali e alle esigenze specifiche degli studenti, in un’ottica di inclusione sotto tutti i punti di vista. Uno dei nostri obiettivi è diventare un punto di riferimento dei nostri studenti anche dopo il termine dei percorsi di studio, perché vogliamo essere un luogo dove possano trovare le risorse per aggiornamento e formazione professionale anche quando entrano nel mondo del lavoro”.
Facciamo un appello agli studenti?
“Pensate bene a alle vostre capacità e ai vostri talenti. Il valore delle persone non deve essere giudicato da un titolo di studio, che poi è un pezzo di carta che si mette in un cassetto e non porta al successo. Un istituto professionale può rispondere al desiderio di realizzazione delle proprie capacità, offrire un ingresso rapido nel mondo del lavoro, fornire risorse per sperimentare la mobilità internazionale del lavoro che caratterizza i nostri tempi e per mettersi in gioco conoscendo culture diverse e mondi diversi. Potreste veramente essere felici!”
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