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MIELE, PRODUZIONE IN FORTE CALO

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Giovedì 03 Agosto 2017

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Alveari bollenti e fiori secchi, addio al 30% del miele lombardo.

E’ quanto emerge da un monitoraggio sulle conseguenze dell’ondata di caldo torrido che sta investendo l’Italia da nord a sud.

Dopo le gelate di primavera, adesso oltre cinquemila apicoltori della Lombardia devono fare fronte a temperature africane che, soprattutto in pianura, stanno facendo seccare i fiori spontanei togliendo risorse e nutrimento alle api. A fine stagione in Lombardia si rischia di avere 500 tonnellate in meno di miele e di prodotti dell’alveare rispetto alle 1.700 tonnellate delle annate normali.

In Lombardia vengono gestiti oltre 143mila alveari per una popolazione stimata di oltre 4 miliardi di api. E se la media regionale è di 28 alveari per allevatore, a Pavia la media sale a 53 mentre a Monza Brianza scende fino a 16. Comunque il record di provincia più apicola per numero di alveari spetta a Varese con 21.026 “case del miele”, mentre il primo posto per numero di apicoltori spetta a Brescia con 981 operatori. 

Tiziano Veneroni, agricoltore che gestisce un laboratorio di apicoltura a Broni e dispone di una cinquantina di postazioni sparse in tutta la provincia di Pavia, è sconfortato: “La situazione era già drammatica in primavera. Adesso, se possibile, è ancora peggio Nella nostra zona praticamente non ha piovuto, e per colpa della siccità abbiamo perso quasi il 90 per cento della produzione". 

Esterina Mariotti, presidente dell’Associazione Produttori Apistici di Cremona, provincia dove operano oltre 200 apicoltori con più di 5.100 alveari, conferma: “Per la nostra apicoltura è un anno da dimenticare. Abbiamo chiesto lo stato di calamità".

Da Maleo nel lodigiano, Marco Curti racconta: "Prima le gelate tardive, poi il caldo e la siccità: un mix che non ci lascia scampo. In pianura abbiamo avuto una produzione di tiglio inferiore della metà rispetto a un anno normale. E la situazione non è diversa per l'acacia. Nei nostri territori quest'anno  è praticamente scomparsa anche la melata. In più con questo caldo e la mancanza di pioggia, le api non trovano da mangiare e si indeboliscono: l'ultima speranza è l'edera, che fiorisce a inizio settembre ed è molto importante per il loro nutrimento”.

“Dopo il freddo di inizio stagione è arrivato il caldo torrido a dare il colpo di grazia - spiega Irvano Fortini, apicoltore di Arzago D’Adda (Bergamo) con 800 alveari -; le alte temperature e la scarsità di precipitazioni  nelle zone di pianura hanno compromesso la produzione di miele, in particolare di acacia e millefiori. Siamo riusciti a recuperare qualcosa con le fioriture di castagno, rododendro e tiglio in montagna dove il caldo si è sentito meno. Quest’anno è stato veramente un disastro, metà della produzione è andata in fumo a causa delle bizze del clima”.  

 

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