"Il modello di “Case della Comunità” che emerge dalle prime, sommarie informazioni che sono state fornite ai Comuni del territorio appare vistosamente distante dagli obiettivi auspicati e dal significato stesso di questa attesa innovazione, che potenzialmente dovrebbe contribuire in modo importante ad avvicinare la sanità ai cittadini e garantire prassi di cura fortemente personalizzate.
La sensazione lasciata dall’incontro tenuto martedì con i Sindaci dal Presidente del Distretto di Lodi dell’Ats Milano, Livio Bossi, e dalla Vicepresidente del Consiglio di Rappresentanza, Giovanna Gargioni, presente il Direttore Generale dell’Asst di Lodi, Salvatore Gioia, è che l’attenzione sia più concentrata sull’individuazione dei “contenitori” in cui insediare nominalmente le Case di Comunità che non sull’effettiva consistenza dei contenuti.
Di fatto, l’ipotesi illustrata consiste in un “riciclo” di servizi e strutture esistenti, un riempimento di alcuni spazi ospedalieri attualmente privi di utilizzo, con una redistribuzione che oltretutto non appare idonea a coprire in modo efficace l’intero territorio provinciale, lasciando alcune aree (per esempio quella dell’Alto Lodigiano) prive di soluzioni in grado di favorire un agevole accesso della popolazione.
Dopo la drammatica esperienza del Covid (che proprio nel Lodigiano si è manifestata in forme particolarmente acute), la speranza era quella che i richiami (in teoria da tutti condivisi) all’esigenza di ricostruire dalle basi il tessuto della medicina territoriale (compreso un effettivo potenziamento delle cure domiciliari) portassero ad una progettualità che avvicinasse concretamente la sanità alle persone, mentre le prospettive delineate da Ats e Asst non lasciano intravedere nessuna effettiva “svolta” a favore delle cure di prossimità.
Il rischio è che le ingenti risorse stanziate dal PNRR a sostegno di questa importante innovazione vengano miseramente sprecate in una operazione di facciata, peraltro già decisa a tavolino e presentata ai Comuni quasi a scatola chiusa, vanificando qualsiasi proclama di coinvolgimento delle comunità locali.
Se è davvero questa la direzione che Regione, Ats e Asst intendono prendere è assolutamente indispensabile una correzione di rotta, aprendo un vero confronto con gli enti locali ed il territorio, per creare un sistema di cure davvero efficace, con una attenzione costante e specifica alla “storia” di ogni persona e dei problemi che incidono sulla sua condizione sanitaria (condizione clinica, ma anche sociale, famigliare, economica), abbandonando la tentazione semplicistica di un servizio standard che trascura le specificità territoriali e individuali e non affronta i problemi degli anziani, dei soggetti fragili e di chi vive solo".
Partito democratico della Provincia di Lodi
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