Provocazione dei consiglieri regionali del M5S Lombardia che questa mattina si sono presentati in Consiglio regionale con dei camici bianchi per richiamare l’attenzione sull’inchiesta sulla fornitura di dispositivi di protezione per oltre mezzo milione di euro da parte di Dama Spa, l'azienda di cui è titolare Andrea Dini, il cognato e proprietaria del 10 per cento della quote la moglie del governatore Attilio Fontana.
Massimo De Rosa, capogruppo del M5S Lombardia, dichiara: “Portiamo in aula con orgoglio i camici infangati dal Presidente della Lombardia Fontana e dalla sua Giunta. Sono il simbolo del sacrificio, del coraggio e della generosità di migliaia di medici, infermieri e del personale sanitario tutto che lottato in prima linea contro Coronavirus, salvando vite umane e alleviando le sofferenze di chi purtroppo è venuto a mancare.
Da una parte la Lombardia che ha lavorato, che ha fatto tutto il possibile per il bene dei malati e per la comunità, dall’altra chi avrebbe invece avuto il dovere di gestire l’emergenza ma, stando a quanto sembrerebbe emergere dalle notizie che filtrano in questi giorni, era intento a pensare a tutt’altro.
Di questo Fontana e la sua Giunta devono riferire e chiarire ogni aspetto in aula, davanti a consiglieri e cittadini, anche sulla base della richiesta formale che abbiamo presentato.
Fontana ci dica se è in grado di andare avanti, garantendo alla Lombardia il governo che merita, e se il suo assessore al Welfare abbia o meno ancora la sua fiducia. Chiediamo anche che i vertici della centrale acquisti regionale ARIA vengano in Commissione a riferire di quanto accaduto nella catena di comando. La nostra protesta vuole sottolineare ancora una volta lo stato d’animo dei cittadini lombardi che faticosamente stanno provando a ripartire, a riaprire il proprio negozio, a tornare al proprio lavoro e alla proprie abitudini.
Cittadini stanchi dell’ennesimo teatrino indegno di questa amministrazione capace solo di rinnegare i propri errori. Alla Magistratura va il nostro incondizionato sostengo e il dovere di andare fino in fondo”.
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